Freddezza e calcolo diventano fattori chiave durante un’emergenza, pesantissima, come quella delle ultime ore. La disposizione del Genio Civile, intorno alle 20 di giovedì – poco prima che le piogge iniziassero a flagellare l’Appennino dal quale le acque, scendendo giù, incontrano il Mugello e l’invaso di Bilancino – è stata quella di ’aggiustare’ il contenimento della diga. In che modo? Lo ’sfioro’ massimo, cioè la superficie dell’invaso a monte di Firenze, è di 252 metri sul livello del mare. Giovedì alle otto l’altezza della superficie era a 251 metri di acqua sopra il livello del mare. Un metro in più a disposizione nell’invaso vasto cinque chilometri quadrati, vale dieci milioni di metri cubi di acqua ’risparmiati’ così a valle. Così il Genio Civile ha dato disposizione di alzare la paratia per far tirare almeno un po’ il fiato a Sieve e Arno alla vigilia della giornata più difficile, quello di ieri.
Nel pomeriggio la portata, spiega Nicola Perini, presidente di Publiacqua, "è stata di 300 metri cubi, quindi aumentata di tre volte rispetto all’uscita da Bilancino, a Dicomano addirittura di 1000". Ciò significa che lo sversamento dall’invaso – dove sono stati scongiurati danni strutturali – ha contribuito alla grossa piena che ieri ha fatto tremare mezza Valdisieve – a nord est di Firenze – da San Piero fino a Pontassieve (molte le famiglie evacuate in via precauzionale) soltanto per un decimo. Il resto dell’acqua che è andata a ingrossare il più importante affluente dell’Arno proveniva dai reticoli minori.
Il 2 novembre 2023, giorno del disastro di Campi Bisenzio, si arrivava da una lunga siccità. In quel caso a Bilancino si riversarono 18 milioni di metri cubi di acqua. In questo caso da mezzanotte all’alba se ne sono contati dieci milioni. Tanta acqua, troppa, sulle colline fiorentine per evitare che alcuni torrenti (molti tombati) non esondassero.
Emanuele BaldiAntonio Passanese