di Lisa Ciardi
Tra scadenze che cambiano e promesse di proroghe, il possibile stop ai Diesel Euro 5 resta immerso nel caos. E la categorie economiche protestano. Nel 2020 era stato annunciato che il divieto sarebbe scattato, a Firenze, dal 1° novembre 2025. Poi, nel 2022, la scelta di anticipare il provvedimento di due anni e mezzo, ovvero dal 1° marzo 2023, prevedendolo dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30, nelle aree non in regola con i valori di biossido di azoto, ovvero nella fascia dei viali Gramsci e Matteotti, oltre che in Ztl. Infine, nei giorni scorsi, una delibera regionale ha fissato la data del 24 aprile. Ma quando, mercoledì, le opposizioni si sono rese conto del provvedimento, sono partite le polemiche e una raccolta firme del capogruppo di Forza Italia, Marco Stella. Così, in serata, Regione e Comune hanno precisato che lo stop (forse) non ci sarà. I due enti lavoreranno per definire un protocollo d’intesa e rinviare il divieto.
Ma cosa prevede il protocollo? E perché la data è stata anticipata per poi posticiparla? Impossibile al momento avere indicazioni che vadano oltre un generico impegno a intercettare fondi ministeriali, prevedere incentivi, sostituire i bus extraurbani e vietare ai Diesel Euro5 in "aree limitate". "Chi lavora ha bisogno di certezze – dichiara Renzo Nibbi, coordinatore autotrasporto di Confartigianato Firenze - e quando si cambiano le regole bisogna non lasciare nessuno indietro: occorre una finestra temporale più ampia. Nei vari incontri abbiamo sempre riscontrato disponibilità alla proroga, ma senza niente di ufficiale. I costi di sostituzione sono alti, al netto di eventuali incentivi che peraltro escludono i veicoli Euro 6 Diesel. In più, i tempi di consegna sono lunghi: anche un anno per alcuni veicoli".
"Il tema della sostenibilità è vitale – prosegue Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana - L’importante è distinguere chi usa il mezzo per lavorare e chi per altri motivi. Il blocco dei mezzi più inquinanti si scontra con difficoltà oggettive che qualcuno si ostina a non vedere: il parco macchine di tante piccole imprese è arretrato e adesso mancano le risorse per svecchiarlo. Sarebbe opportuna una scadenza più lontana, trovando forme di agevolazione".
A ribadire la propria contrarietà, anche il presidente di Cna Firenze Metropolitana, Giacomo Cioni. "Già a dicembre Regione e Comune hanno annunciato un piano per rinviare lo stop del 1° marzo – dice – ma non è mai pervenuto. I veicoli sono troppi per pensare di sostituirli in un mese. Più che incentivi, occorrono investimenti in infrastrutture". Alle critiche rispondono Regione e Comune. "Cercheremo di raggiungere un’intesa sulle forme per contenere l’inquinamento - ha detto il governatore, Eugenio Giani - altrimenti l’Italia verrà gravata da infrazioni onerose che non vogliamo e non possiamo permetterci". "Assieme all’assessore Giorgetti – ha detto l’assessore di Palazzo Vecchio, Andrea Giorgio – abbiamo previsto un incontro con le categorie economiche il 31 marzo. Le ascolteremo e condivideremo con loro la posizione che la città porterà al tavolo con la Regione. Vogliamo tutelare salute, ambiente e lavoro".