REDAZIONE FIRENZE

Bomba al locale "Pizza, cozze e babà". Pene ridotte: "No aggravante mafiosa"

Passa da otto a sette anni la condanna a Michele Cuomo, ritenuto il boss

Passa da otto a sette anni la condanna a Michele Cuomo, ritenuto il boss

Passa da otto a sette anni la condanna a Michele Cuomo, ritenuto il boss

di Pietro Mecarozzi

Non c’è stata agevolazione mafiosa. È questa la decisione della Corte d’appello di Firenze sul caso "Pizza, cozze e babà", il locale a due passi dalla stazione Leopolda, in via Gabbuggiani, dove esplose l’ordigno artigianale, la notte del 23 febbraio 2021, in quella che l’accusa definì una faida tra clan di camorra. Caduto il 416 bis, per i giudici di secondo grado non ci fu quindi camorra esportata a Firenze. Contestualmente sono state ridotte le pene inflitte in primo grado ai condannati. Michele Cuomo, ritenuto il leader del gruppo e capo dell’omonimo clan di Nocera Inferiore, passa da otto anni a sette. Quella di Domenico Rese, invece, passa a sei anni. Per Vincenzo Rufolo i giudici hanno portato la pena a due anni e otto mesi. Infine, per il parrucchiere Andrea Cutarelli – difeso dall’avvocato Paolo Florio – si è passati ai due anni e quattro mesi. Adesso il collegio difensivo attende le motivazioni della sentenza per valutare un eventuale ricorso in Cassazione. La vicenda dell’esplosione aveva subito portato la Dda fiorentina a pensare a un ’messaggio’ mafioso nel contesto di una guerra tra clan di camorra a Nocera Inferiore. La pizzeria, secondo gli inquirenti, era diventata base delle riunioni di un clan per gestire i suoi affari criminali in città, specie il traffico di droga. Le indagini erano sfociate in 10 arresti, quindi nelle condanne del giudice, col rito abbreviato, di 3 presunti mandanti per danneggiamento, detenzione e porto illegale di esplosivi, entrambi aggravati dal fine di agevolare “quelli di Piedimonte”, altro gruppo gruppo criminale nocerino.

Le indagini erano proseguite disvelando pesanti infiltrazioni nel territorio fiorentino. Cuomo, Rese, Rufolo e Cutarelli erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa finalizzata alla ricettazione, al furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi (pistole e munizionamento), violazione della normativa sulla immigrazione, al riciclaggio tramite una società-schermo. Il Tribunale aveva diversamente qualificato il reato di associazione per delinquere in concorso di persona, finalizzato, a vario titolo, per la violazione della normativa sulle armi, sugli stupefacenti, la ricettazione di bici e l’usura con l’aggravante di aver agevolato la camorra: venuta meno l’associazione a delinquere di stampo mafioso, ma era rimasta l’aggravante della agevolazione degli affari del clan Cuomo. Ieri è caduta anche quest’ultima.