Firenze, 3 dicembre 2024 – Ha seguito passo passo da remoto, insieme al proprio operatore in sala di controllo, i soccorsi a Edoardo Bove. Soccorsi che in 13 minuti, dal crollo in campo al ricovero, hanno portato il giocatore viola nella sala rossa del pronto soccorso di Careggi. Il presidente della Fratellanza Militare, Giovanni Ghini, ripercorre il dramma di domenica.
Diciassette minuti dopo il fischio d’inizio, Bove cade a terra. Che cosa avete fatto?
“L’allarme dei giocatori è stato recepito immediatamente. Si è trattato di una caduta spontanea e in questi casi, purtroppo, il quadro è spesso più pericoloso. Da quel momento all’accesso del medico in campo sono passati circa trenta secondi. Dalla caduta alla partenza dell’ambulanza per Careggi circa 4 minuti e altri 4 ne sono serviti per raggiungere l’ospedale. Il giocatore è arrivato in sala rossa dopo circa 13 minuti dal malore”.
Perché l’ambulanza non è entrata in campo?
“L’ambulanza non può entrare in campo perché c’è il rischio di impantanarsi. Si tratta di una scelta originata da valutazioni e procedure condivise che dobbiamo seguire. L’ambulanza non entra sul terreno di gioco perché il conseguente rischio di non uscire è tale da annullare il beneficio. Per questo le due squadre di soccorso che operano a bordo campo, di cui una con medico, hanno l’attrezzatura necessaria per stabilizzare il paziente e trasportarlo fuori”.
Cosa è stato fatto domenica?
“Prima di tutto, in campo, l’analisi dei parametri vitali, quindi stato di coscienza, respiro e battito del cuore. Questi tre parametri sussistevano, ma erano compromessi al punto da decidere di attivare la procedura “scoop and run”, ovvero si è deciso di trasportare Bove a Careggi e trattarlo lì”.
Cosa è successo durante il tragitto per Careggi?
“Gli è stata fatta la terapia di stabilizzazione. E’ stato defibrillato, perché l’apparecchio ha rilevato un’aritmia trattabile mediante defibrillazione. La rilevazione è automatica ma la scarica è stata erogata dal medico contestualmente a tutte le manovre rianimatorie”.
Bove è rimasto sempre cosciente durante il tragitto?
“No”.
E’ arrivato a Careggi cosciente?
“No”.
Chi c’era sull’ambulanza?
“Il medico della Fiorentina, il nostro medico, un soccorritore di livello avanzato e l’autista, anche lui addestrato con il secondo livello”.
Cosa le hanno raccontato i volontari?
“Hanno sentito la pressione ma è la stessa che tutti noi viviamo sempre, ci siamo abituati e siamo formati per questo. Tutto quello che viene fatto all’interno di una manifestazione è frutto di studi preliminari, mai improvvisato, c’è sempre dietro una procedura condivisa e pensata”.
Si dice che l’intervento di Cataldi, che ha spostato la lingua di Bove con la mano, sia stato decisivo.
“Certamente va ringraziato per la buona volontà e per il gesto di forte generosità, tutti abbiamo capito lo spirito, ma quella manovra, e lo dico senza voler fare polemiche, non andava fatta per due motivi”.
Quali?
“Esistono patologie per le quali il paziente può serrare la bocca improvvisamente e provocare gravi lesioni alle dita. Inoltre, se la manovra di disostruzione delle vie aree viene fatta senza adeguata conoscenza c’è il rischio di provocare ferite alla mucosa della bocca e quindi per le vie respiratorie può diventare un problema il sanguinamento conseguente, visto che il paziente non è reattivo. Rispetto fortemente il gesto, ma aggiungo che bastano quattro ore di formazione per acquisire competenze che salvano una vita”.