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Carlo Conti ed Edoardo Bove sul palco dell’Ariston
"Sto vivendo questa esperienza con degli alti e dei bassi. Per me il calcio è la mia forma di espressione: senza mi sembra che manchi un qualcosa, come a un cantante la voce o una persona che subisce una grande perdita. In questo momento mi sento un po’ incompleto, un po’ vuoto, so che ci vuole tempo, serve coraggio, mi sto facendo aiutare per iniziare un percorso di analisi su me stesso, che mi fa star male e mi fa soffrire ma so che mi servirà per il futuro". Che la serata finale del Festival più visto di sempre avrebbe avuto tinte viola, lo si era saputo fin dall’invito ad Edoardo Bove e dalla conferma della sua presenza sul palco, ma “Alè viola, alè“ scandito da Carlo Conti, il politicamente corretto fatto presentatore, è stato una piccola anteprima poco dopo le 21 del momento emozionante andato in scena intorno alla mezzanotte quando Edoardo Bove, passato dal dramma vissuto in campo alla passerella sanremese in due mesi e mezzo, ha sceso la scala dell’Ariston con indosso un impeccabile completo grigio. La prima volta per lui e per un giocatore viola, mai prima d’ora a Sanremo. "Ospite particolare": lo definisce Carlo Conti, che racconta di aver ricevuto durante una diretta la notizia dell’interruzione di Fiorentina-Inter per il grave malore capitato a un giocatore della Fiorentina.
"Quel calciatore è con noi ed è Edoardo Bove": annuncia il Carlo nazionale per dare la parola a Bove che racconta per la prima volta in pubblico, un pubblico di milioni di persone, il suo dramma umano e sportivo. "Voglio ringraziare tutta l’Italia per l’affetto che mi ha dato - ha detto Bove a Carlo Conti, grande tifoso viola, premiato poi con la maglia viola numero 4, come i Festival condotti finora, dall’emozionatissimo Edo, che ritrova maggiore freddezza nell’annunciare Elodie - un affetto al di là dei colori, delle bandiere e delle squadre. Un affetto che mi ha fatto capire realmente la gravità della situazione. Inizialmente non mi ero reso conto, mi ero svegliato in ospedale senza ricordare nulla e solo vedendo la reazioni di amici, familiari, estranei, che mi chiedono sempre come sto, ho capito quanto sia stata vera la paura di perdermi. Mi ritengo davvero fortunato per come sono andate le cose, capitate nel posto giusto al momento giusto, in 13 minuti ero già in ospedale".
"Tanta gente - ha confidato ancora Bove - mi ha detto di aver perso i propri cari per episodi simili perché non c’è stata una prontezza nel soccorso. Ecco, nel mio caso è stato importante l’intervento di primo soccorso. Tra la vita e la morte la linea è sottile e fa capire quanto noi dipendiamo da chi ci sta accanto. La vicinanza che mi avete dato mi ha aiutato ad affrontare questo episodio e non tutti hanno la fortuna di avere un appoggio. A loro dedico un pensiero".
Duccio Moschella