
Il dispositivo è usato nelle misure alternative alla detenzione in carcere
"Abbiamo sempre lamentato la carenza di braccialetti elettronici. Da qui l’istituzione della ’Giornata dei braccialetti’". Duccio Baglini, presidente della Camera Penale di Firenze, fa riferimento all’iniziativa regionale nata per accendere i riflettori sul sovraffollamento delle carceri (Sollicciano in primis). Una battaglia che trova un alleato nei domiciliari, e quindi nel braccialetto elettronico. Un dispositivo di sorveglianza da remoto imposto a persone che sono a casa in attesa di processo, o stanno scontando una pena fuori dal carcere. Da una decina di anni lo stesso strumento è utilizzato anche nel contrasto alla violenza di genere, nei casi di divieto di avvicinamento alla vittima e allontanamento dalla casa famigliare.
Ma se non ci sono abbastanza dispositivi? Succede che il soggetto rimane dietro le sbarre in attesa che lo strumento torni a disposizione, o nel frattempo torna a casa, ai domiciliari certo, ma pur sempre senza ’accessorio’. E questo è proprio il caso di Mor N’Diaye, accusato di aver ucciso Federico Perissi a Barberino del Mugello. Per lui, dieci giorni fa, il giudice del tribunale di Firenze aveva scelto i domiciliari, dopo l’arresto avvenuto la notte di venerdì 4 aprile, quando è stato accusato di sequestro di persona, detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Ma il braccialetto elettronico non è mai arrivato, perché in ritardo nella ’consegna’. Senza il dispositivo, l’uomo era libero di uscire dalla sua abitazione e così ha fatto domenica scorsa. Nessun allarme o segnalazione poteva arrivare agli uffici della polizia quando il 41enne di origini senegalesi, nato a Genova, ha deciso di imbarcarsi con Perissi verso un viaggio per l’Austria.
"Il problema da noi lamentato negli anni è la mancanza numerica di dispositivi - continua Baglini - Il funzionamento è certificato, fanno quello che devono fare". Al di là di quanto potesse essere effettivamente utile nel caso specifico, facciamo un passo indietro per capire come funziona il tutto. "Si parte dalla misura - spiega l’avvocato Baglini - Può essere applicata fin da subito o in un secondo momento, come attenuazione della custodia cautelare in carcere. Gli arresti domiciliari possono essere con o senza braccialetto elettronico, qualora non venisse considerato necessario. Nel primo caso il controllo è h24 e se il soggetto tentasse la fuga, arriverebbe una segnalazione in centrale, alle forze dell’ordine, con tanto di geolocalizzazione. Nel secondo caso, invece, il controllo del rispetto delle prescrizioni avverrebbe esclusivamente con visite a domicilio, tenendo conto anche delle eventuali autorizzazioni a uscire che il soggetto potrebbe avere per svariati motivi. Controlli che, tra l’altro, possono avvenire in ogni caso, anche se il soggetto ha il braccialetto elettronico, e a maggior ragione se è ai domiciliari in attesa che gli venga installato".
Quanto può essere lunga questa attesa, è difficile dirlo. La disponibilità non è sempre immediata. Di solito si va da un paio di settimane o anche di più. Dopodiché, si procede all’installazione, quindi alla verifica dell’idoneità del domicilio. Tempi tecnici che il soggetto può trascorrere in carcere oppure a casa, o comunque nel luogo individuato per i domiciliari. "La decisione è a discrezione del giudice, in base alla valutazione di caso per caso".
Teresa Scarcella