Braccio di ferro Renzi-pm. La procura ci riprova: "Acquisire chat e mail"

L’accusa presenta al giudice la richiesta di autorizzazione al Parlamento per l’utilizzo della corrispondenza del leader di Italia Viva, Boschi e Bonifazi.

Braccio di ferro Renzi-pm. La procura ci riprova: "Acquisire chat e mail"

Braccio di ferro Renzi-pm. La procura ci riprova: "Acquisire chat e mail"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Era cominciata con una stretta di mano tra Renzi e il pm Luca Turco, gesto non scontato visti i precedenti attacchi, ma poi in aula, all’udienza preliminare del processo Open, è stata la solita bagarre. La procura torna all’attacco sull’utilizzo della corrispondendenza dei parlamentari indagati nel filone in cui si ipotizza il finanziamento illecito ai partiti e, dopo la stroncatura incassata dalla Corte Costituzionale, cambia strategia ma la volontà resta la stessa: acquisire chat e mail di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi e anche dell’onorevole Francesco Bonifazi (non indagato), nonché di Luca Lotti (che in questo procedimento è accusato anche di corruzione), oggi non più parlamentare e per questo sprovvisto delle cosiddette guarentigie.

In una memoria depositata al giudice Sara Farini, la procura chiede che venga avanzata richiesta di autorizzazione alle Camere di appartenenza affinché quel materiale “torni“ dentro il processo in quanto di "rilievo probatorio" a sostegno della tesi sostenuta dall’accusa.

E cioè che i milioni raccolti dalla fondazione siano andati a finanziare la corrente renziana del Pd, di cui l’attuale leader di Italia Viva divenne il segretario nel dicembre del 2013.

Si tratta soprattutto di mail sequestrate in occasione delle due perquisizioni effettuate a carico dell’avvocato Alberto Bianchi nel settembre e nel nnovembre del 2019, corrispondenza tra questi - che di Open è stato il presidente - e i politici.

Cosa succederà adesso? Le numerose difese, nonché lo stesso giudice Farini, si sono presi qualche giorno per leggere la memoria della procura (una dozzina di pagine più gli allegati, in cui vengono elencate le mail e chat d’interesse). Si tornerà in aula il 6 ottobre e a quel punto si saprà se il giudice trasmetterà la richiesta di autorizzazione alle giunte di Camera e Senato.

A quel punto, s’innescherà anche la discussione in aula. "Sarò ben felice di dare la disponibilità a utilizzare il materiale. Non chiederemo che sia negata l’autorizzazione ma torneremo in aula per ribadire che i pm violano la legalità e la difesa è costretta a chiedere di ripristinare il diritto in questo palazzo", ha detto Renzi al termine dell’udienza.

"Per utilizzare un termine calcistico anche oggi 2-0 per noi", la battuta, ma non troppo, del senatore. "Quattro anni fa inviai una lettera al procuratore Luca Turco per chiedere che venisse rispettato l’articolo 68 della Costituzione. Quattro anni dopo la Procura si è accorta che noi avevamo ragione. Ci ha messo 4 anni per arrivare alla medesima conclusione a cui sarebbe potuto arrivare dopo la mia lettera del novembre 2019. Lo Stato avrebbe potuto risparmiare tanti soldi. Chi segue questo processo si rende conto che è in corso una incredibile vittoria della legalità, ma la legalità la stanno portando avanti le difese e non i pm. La procura punta alla prescrizione".

"La stretta di mano? Sono una persona civile - ha detto ancora il leader di Italia Viva -. Deve essere chiaro che non urlo, non faccio polemiche ma faccio ricorsi e li vinco. Sul merito in questo processo la procura di Firenze è stata smentita dalla Corte di Cassazione, dalla Corte Costitituzionale, dal Parlamento. E adesso continueremo ad andare avanti lavorando nel procedimento del disciplinare davanti al Csm, nel procedimento a Genova e in questo processo a Firenze".

In aula, ieri, anche l’ex ministro Paola Severino, che difende Maria Elena Boschi. "Tutto il tema della corrispondenza è preceduto da autorizzazione a procedere, una garanzia parlamentare che tutela il potere legislativo e non è un privilegio. E’ bene, è giusto tornare a quel momento".