Firenze, 18 dicembre 2017 - «VERITÀ e giustizia per Bruno Beatrice», è lo striscione appeso ieri dalla curva Fiesole, su iniziativa degli ultrà di Unonoveduesei, a 30 anni di distanza dalla morte dell’ex calciatore viola. Dall’esposto della famiglia Beatrice – ieri il figlio Alessandro era allo stadio – è nata l’inchiesta «Giallo Viola» della procura di Firenze, conclusasi però con un nulla di fatto.
Ma l’archiviazione dell’indagine, per fatti riferibili a diversi anni prima dell’intervento della procura, non significa che non ci sia niente da condannare nella medicina applicata allo sport, diffusa tra gli anni ’70 e ’80. Purtroppo Bruno Beatrice non è l’unica morte legato al passato della Fiorentina. Se ne sono andati anzitempo anche Nello Saltutti, attaccante che vestì la maglia gigliata tra il 1972 e il 1975, morto d’infarto nel 2003, a 56 anni; Ugo Ferrante, quasi dieci anni in viole (1963-1972), deceduto a 59 anni nel 2004 per un tumore alle tonsille; Giuseppe Longoni, classe 1942, morto nel 2006 per una «vasculopatia cronica». E il portiere Massimo Mattolini, che prima di morire, nel 2009, fece in tempo a dire che anche lui aveva assunto farmaci come il Cortex. O il Micoren, che aveva la fama di aiutare l’atleta a «rompere il fiato».
«Ricordo che mi veniva dato questo Micoren un po’ in tutte le squadre in cui ho militato come il Milan, la Fiorentina, la Sampdoria – disse Saltutti al procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello – ci veniva dato materialmente dal massaggiatore ricordo che prima della partita mettevano delle gocce di Micoren in uno zuccherino che ci veniva poi dato..»
Per molti, quegli abusi all’epoca erano normali. Ma con il passare degli anni, le disgrazie legate al mondo del calcio cominciarono ad insospettire loro stessi.
Sempre Saltutti, mise in relazione i suoi problemi cardiaci alle assunzioni «selvagge» negli spogliatoi dopo aver saputo delle pubbliche denunce di Zeman.
Anche Ferrante, che in occasione dei Mondiali in Messico del 1970 venne letteralmente “bombardato“ di «non meglio specificate radiazioni» per guarirlo da una pubalgia, manifestò alla moglie le sue perplessità sulle cure ricevute, collegando la sua malattia ai problemi di altri ex calciatore, come l’ex genoano Signorini.
I raggi. Secondo la famiglia Beatrice c’è relazione tra le numerose terapie con raggi Roentgen – praticata nel 1976 – e la leucemia diagnosticata nel 1985 che ucciderà Bruno due anni dopo. Ma i carabinieri del Nas hanno dovuto fare i conti anche con il tempo: quando iniziarono gli accertamenti, nella sede della Fiorentina – nel frattempo fallita – non c’era più una cartella clinica. Non c’era più neanche Pallino Raveggi, il massaggiatore di quegli anni in viola.
E allora non ci sarà nessun colpevole, ma restano tante ombre sulla morte di Beatrice e tanti altri ex calciatori, non solo viola.