Bruschini: "Ingiusta detenzione, fui anche risarcito"

L’ex deputato del Monte racconta gli anni dei veleni e della trasformazione in spa

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"Non fummo prosciolti in istruttoria, magari. Solo nel 2003 fummo assolti, dopo dieci anni, nel processo di primo grado, perché il fatto non sussiste. Senza nessun ricorso, né della procura, né del denunciante, avendo dovuto richiedere il rito abbreviato, altrimenti non si sarebbe potuto sapere quando mai saremmo arrivati al giudizio". E’ uno degli appunti che Alberto Bruschini, deputato del Monte dei Paschi negli anni della trasformazione in spa, solleva riguardo alle prime puntate sui trent’anni della guerra dalle parti di Rocca Salimbeni. "Per quell’arresto con le accuse false di tangenti -ricorda Bruschini - nel 2004 fui risarcito per ingiusta detenzione con 52mila euro. E quelle nomine del consiglio comunale, fatte in regime di vacatio del presidente oltre alla prorogatio della deputazione, non furono bocciate solo dal Tar, ma anche dal Consiglio di Stato. Che sancì l’impossibilità per il Comune di imporre strategie e indirizzi ai nominati".

Alberto Bruschini ha la sua versione dei fatti di quell’epoca. E la sua tesi è che proprio le dimissioni di Piero Barucci da presidente, anche come effetto dell’acquisto della Banca Popolare di Canicattì per 199,9 miliardi di lire e del duello con il provveditore Carlo Zini, abbiano innescato quel corto circuito sulla trasformazione in spa del Monte, con un ritardo di qualche anno e una valanga di veleni. "Nell’intervista di Grottanelli si tralascia di dire che la Deputazione non avrebbe potuto chiedere la trasformazione di MPS in spa - afferma Bruschini - senza il voto mio e di Silvano Andriani. Infatti, solo cinque Deputati su otto votammo sì. Gli altri, tre Brandani Alberto, Nilo Salvatici e Mario Bernini, votarono no". I cinque favorevoli erano Grottanelli, Luigi Cappugi, Antonio Da Empoli, Silvano Andriani e, appunto, Bruschini.

Ci sono altri spunti che l’ex deputato cita come eventi che ’destabilizzarono la banca’, come i cambi di provveditore da Zini a Pennarola. Ma sono considerazioni che possono restare tra l’autore e chi scrive.