Sono in via di Santo Spirito, in via dei Serragli, in via dei Pucci ma anche in via delle Belle Donne o nel cuore di Santa Croce e Sant’Ambrogio. Sono le buchette del vino, tradizione fiorentina che risale al Cinquecento, e che dopo il covid hanno riaperto nel centro della città. Amati dai turisti di tutto il mondo in coda per un calice, un po’ meno dai residenti che le hanno sotto casa e dai gestori di locali che puntano il dito sulla concorrenza sleale. "Le antiche finestrine sono un patrimonio storico e da persona innamorata della mia città non posso che essere felice che ci sia qualcuno che abbia rispolverato una vecchia usanza. Ma il fenomeno va gestito e governato: la sera ci sono assembramenti di persone che ostacolano anche il passaggio pedonale", dice Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze. Giorni fa ha avuto una riunione con diversi imprenditori sul problema. "In alcuni casi – prosegue – si tratta di vera e propria somministrazione con consumo in strada, addirittura in bicchieri di vetro. Tanti gestori si sentono beffati perché pagano tasse e offrono spazi e servizi adeguati".
Un fenomeno esploso a Firenze, che ancora oggi conta più di 180 finestrelle in tutta la città di cui nove sono quelle aperte con il post pandemia e destinato a crescere: sono spuntate, per esempio in via dell’Oriuolo, delle finestrelle finte, create ad hoc per servire da bere.
"In realtà la prima ha riaperto poco prima del covid in via di Santo Spirito, con la pandemia poi è stata la volta della storica Vivoli che ha ricominciato a utilizzare la sua buchetta del vino per servire il gelato e a poco a poco, sulla scia anche dal successo mediatico che hanno avuto in America, sono seguite le altre" racconta Matteo Faglia, presidente dell’associazione culturale Le Buchette del Vino, autore di uno studio e di una mostra che ha riscosso a settembre un notevole successo. "La presenza nelle facciate dei palazzi fiorentini dei finestrini adibiti alla vendita del vino a fiaschi ha caratterizzato la quotidianità dei cittadini decretandone il successo – racconta -. In origine dovevano servire solo alla vendita di vino, poi però con la pandemia alcuni imprenditori hanno avuto l’idea di riaprirle permettendo ai fiorentini di riappropriarsi di spiragli di socialità. Sono imprenditori che hanno investito soldi per restituire alla città pezzi di storia". Sulla stessa linea di Cursano, Riccardo Tarantoli, presidente Silb, il sindacato dei locali da ballo: "Il consiglio comunale ha approvato un regolamento Unesco che vieta la somministrazione di alcol su strada. Aspetto in controsenso con la funzione attuale di tante buchette che sono senza dubbio un patrimonio storico a cui tutti siamo legati".
Rossella Conte