FRANCESCO MARINARI
FRANCESCO MARINARI
Cronaca

Allerta bufale sul web. Le leggende metropolitane sulla nuova rete 5G

Dai timori per la salute all’impatto sulle piante

I volontari vogliono sensibilizzare i cittadini sui rischi dell'inquinamento elettromagnet

Firenze, 17 ottobre 2019 - Non c’è novità tecnologica che non sia accompagnata da bufale, leggende metropolitane, dicerie e affini. E il 5G, la nuova rete veloce che rivoluzionerà il nostro modo di usare lo smartphone, non è esente. Complici i social, in questi mesi sul 5G si è detto tutto e il contrario di tutto: fa bene, fa male, danneggerà il cervello.

La prima bufala si è sparsa proprio fra i fiorentini: secondo i quali il taglio degli alberi in città negli ultimi mesi serviva a creare meno interferenze possibile per la nuova rete. Meno fronde degli alberi, 5G più veloce: niente di più sbagliato, non c’è nessuna correlazione tra la rete e i presunti ostacoli. Ma il tam tam ha fatto credere a molti che davvero le piante fossero tagliare per questo. La vicenda è finita sulle bacheche Facebook di tutta Italia, con tanto di foto di alberi tagliati e l’allarmante scritta «La strage degli alberi». Insomma, è importante che la scienza studi l’impatto di qualsiasi tecnologia sull’uomo, 5G compreso.

Altra cosa è creare leggende per diffondere la paura. Come la falsa tesi secondo la quale le onde del 5G violerebbero la privacy degli utenti: ma in che modo? Una diceria disinnescata anche da bufale.net, il portale che si occupa di rintracciare sul web le bufale. Sempre in campo ambientale, nei mesi scorsi è comparso un video con centinaia di api morte intorno a quello che gli utenti dicevano essere un ripetitore 5G. Niente di più falso: la località californiana in cui il filmato è stato girato, Sierra Madre, contea di Los Angeles, non ha al momento ripetitori 5G.

Il falso sul web non si ferma: la nuova rete di telefonia è lo strumento di un complotto internazionale, è un modo per entrare nelle menti dei cittadini. Informarsi fa sempre bene, leggere più fonti è importante. Ma occhio a chi vi «vende» leggende metropolitane.