di Stefano Brogioni
FIRENZE
L’azienda ospedaliera universitaria di Careggi è virtualmente decapitata: il tribunale del Riesame ha infatti decretato la misura dell’interdizione per nove mesi di Rocco Damone, il direttore generale.
Ma per ora, tutto resta com’è: i giudici - Grazia Aloisio, Anna Liguori, Alessandro Moneti - hanno infatti subordinato l’effettività della misura "alla irrevocabilità della decisione". Significa che dovra esserci un altro passaggio in Cassazione, a cui il difensore di Damone, Francesco Maresca, farà senz’altro ricorso: "Il provvedimento è basato su altri concorsi, non la cattedra di Adriano Peris che invece è l’unico oggetto di imputazione - dice Maresca -. Il provvedimento risulta oggettivamente tardivo ed è agganciato alla ricostruzione di altri episodi non oggetto di imputazione su cui lo stesso tribunale del riesame si era già espresso non ritenendoli giustificati della misura".
Sarà nuovamente battaglia, come del resto lo è stata finora. Per Damone, la procura aveva infatti chiesto la misura interdittiva (della durata di undici mesi). Il gip aveva detto no, sulla stessa linea si era espresso per due volte il Riesame, prima e dopo un rinvio della Cassazione che aveva invece dato ragione ai pm Luca Tescaroli e Antonino Nastasi.
Dopo un ulteriore rimpallo dalla Suprema Corte, ecco la decisione, "a un anno dalla pensione di Damone", aggiunge il legale per sottolinearne, a suo parere, l’intempestività.
Ma in questi mesi di braccio di ferro, la procura ha rimpolpato di nuovi atti il fascicolo dell’accusa.
Dall’ordinanza del Riesame emergono nuove intercettazioni acquisite nel vastissimo compendio investigativo della concorsopoli di Careggi che sembra sempre più sterminata.
"Burattino nelle mani della Calamai". Il Riesame sposa la tesi accusatorio secondo cui "la nomina di Rocco Damone quale successore di Monica Calamai è stata voluta dai vertici dell’Ateneo, al fine di assicurare continuità al sistema degli incarichi universitari frutto di contrattazione tra i rappresentanti dei vari dipartimenti". Il suo ruolo, secondo i giudici è "attivo, di totale condivisione degli accordi già raggiunti in altre sedi" e "anche quando vi era la difficoltà di giustificare alcune scelte, pur apparentemente in dissenso, alla fine vi ha dato esecuzione, essendo consapevole che la soluzione non rispecchiava propriamente l’interesse riconnesso al pubblico ufficio ricoperto", come nella cattedra-premio a Peris.
Non solo. Per il Riesame, dopo le dimissioni del rettore Dei e del prorettore Bechi, Damone sarebbe divenuto colui che avrebbe garantito "la perpetuazione dello stesso sistema spartitorio degli incarichi universitari", Un sistema "radicato", "che non si è arrestato neanche di fronte ai primi avvisi di garanzia".
Nelle ultime informative depositate, anche conversazioni che coinvolgono Paolo Morello Marchese (non risulta indagato), dg di Asl Toscana Centro "che si offre di cofinanziare un posto in chirurgia plastica per togliere di mezzo Borgognoni", dirigente medico di Ponte a Niccheri che puntava a una cattedra senza rientrare nei piani.