Il fenomeno del bullismo sta assumendo dimensioni inquietanti: in realtà è sempre esistito, ma i “casi” erano più contenuti e circoscritti, non raggiungevano certo la violenza di oggi. Il rigore e la severa disciplina nelle scuole, dove maestri e professori giravano fra i banchi con le bacchette in mano, poco spazio lasciavano alla fantasia dei potenziali “bulli”; le Università erano caratterizzate dai diversi ordini goliardici, presieduti dai fuori corso: la punizione delle matricole “irriverenti” si limitava al massimo a costringere il ribelle a circolare nei corridoi in mutande. Le feste però, nel comune spirito del “gaudeamus igitur“, accomunavano tutti, forti dell’orgoglio di appartenenza alla Facoltà. Nel tempo, il bullismo ha acquisito cattiveria, e giovani prepotenti riversano a danno delle “vittime” prescelte la loro frustrazione, il loro insuccesso oltre i limiti della legalità.
È così che il bullismo passa da un comportamento di cattivo gusto a una vera e propria persecuzione, talora con effetti drammatici. È quanto è stato evidenziato da un recente convegno promosso dall’Arma dei Carabinieri e dalla Regione Toscana: dati alla mano, emergono due aspetti allarmanti, la diffusione del fenomeno e la sua estensione a classi di età sempre più giovani. Vessazioni e gesti deprecabili sono ampliati dai social che li esaltano nella moltiplicazione dei contatti, esasperando lo stato di umiliazione percepito dalla vittima. È stato ricordato come caso estremo il suicidio di una ragazza aggredita da epiteti assillanti successivi alla diffusione di un video diabolicamente costruito: drogata inconsapevolmente, i compagni tradendo la sua fiducia avevano filmato una scena di apparente stupro di gruppo, mettendola in rete. Per non parlare dell’accanimento nei confronti degli omosessuali.
Che fare? La Regione Toscana si è mossa per prima, invitando le vittime a denunciare la persecuzione ad un apposito centro, capace almeno di tirarle fuori dalla pericolosa solitudine. Una iniziativa destinata ad avere successivo riscontro sul piano nazionale. Il problema di fondo resta quello di arginare l’uso perverso degli strumenti che le tecnologie avanzate offrono, se correttamente utilizzati, al progresso dell’umanità.