
Tricarico in concerto al Teatro Puccini giovedì sera
"È un bel momento, forse sono stato anche fortunato a incontrare un grande produttore, che poi è diventato amico e mi ha aiutato a tessere le file di questo percorso, che è Franco Godi, con cui si è ricreata una bella energia: di sicuro si scrivono al meglio i fatti che accadono quando si è creativi, quando si immaginano le cose". Sull’onda del duetto con Francesco Gabbani al Festival di Sanremo, sulle note di ’Io sono Francesco’, il brano che 25 anni fa lo mise in luce come artista visionario e poetico cantautore, Francesco Tricarico è tornato in tour con ’Buonasera, io sono Tricarico’, il concept show musicale che giovedì alle 21,30 lo vedrà protagonista, con Michele Fazio al pianoforte, al Teatro Puccini di Firenze.
Tricarico, in questo live si racconta al suo pubblico?
"Il percorso è stato lungo, ci sono stati alti e bassi, ma sono riuscito a dare un senso a tante cose, per cui è un momento felice: è bello farsi trasportare dalla musica, esserne un po’ amati. Raccontando il brano ’Io sono Francesco’ me ne libero, osservandolo non lo subisco più. Lo spettacolo parla di un padre, di una madre, di una ragazza negli anni ‘70, da cui parte tutto e degli anni ‘80, ‘90, 2000, anni in cui ci sono idee, pensieri, ricordi. Alla fine c’è un sorriso verso alcune cose amare accadute, con cui prima era difficile forse riappacificarsi o darne una motivazione positiva".
Lei canterà e suonerà?
"Farò un’introduzione con la chitarra che scompare subito nella lettera del padre, canto e suono il flauto traverso, che ho studiato al conservatorio e con cui c’è un amore e odio, poi duetto con Michele Fazio al pianoforte: facciamo delle overture, delle code intermezze".
Sarà tutto parole e musica?
"Non sarà il solito concerto: ci sono dei recitativi, delle canzoni, delle luci, delle parti parlate e una scenografia molto semplice con un tavolino, uno specchio e un libriccino di appunti che leggerò per evocare ricordi della vita di Francesco. Sarà uno show essenziale, acustico".
Per coinvolgere con questo racconto il pubblico?
"Sì, in alcuni brani, divertenti, ironici, c’è una grande complicità con la platea. trovo sia molto bello, un po’ fuori dalle righe e meno retorico".
Il suo produttore Franco Godi è fiorentino, lei che rapporto ha con Firenze e la Toscana?
"Non la conosco bene, ho un bel ricordo dell’Isola d’Elba in cui andai da adolescente con un 125 Gilera. Me lo regalò mio zio, quando avevo ancora il foglio rosa: imparai a fare le curve in moto con il mio amico Marco, attraversammo l’Abetone e mi si bucò la gomma, gli altri invece avevano una moto più potente e andarono in autostrada. È il ricordo più bello che ho della Toscana, poi ci sono tornato più volte per lavoro, per concerti, però lì ero un giovane innocente, ero ancora in balia della vita".