Marco
Vichi
Buonismo… Non credo esista una parola più stupida inutile e sbagliata di questa, anche perché viene pronunciata sempre con una sorta di commiserazione, se non con autentico disprezzo. Cosa vorrebbe significare? L’atteggiamento di chi ispira la propria vita alla bontà? Di chi cerca giustizia attraverso il sentimento della bontà? E questo dovrebbe essere un male? Dobbiamo preferire la superba cattiveria dei trafficanti d’armi che ingrassano con la guerra? Loro di certo non sono affetti da "buonismo": è questo essere migliori? Più soldi uguale più valore umano? Be’, provate a dire a certe persone: "Dobbiamo accogliere i disgraziati che dopo essere stati depredati e torturati arrivano con i barconi rischiando la vita… Abbiamo il dovere di accoglierli tutti". Qualcuno risponderà: "Ma dai, basta con questo buonismo". Come se la comprensione della sofferenza, il senso di giustizia, la pietas, i buoni sentimenti umanitari fossero negativi. Chi pronuncia frasi del genere, forse preferisce chiudere i porti e ignorare le migliaia di morti che affogano nel Mare Nostrum? E cosa vorrebbe dire "immigrati alimentari" (altra parola ipocrita e stupida)? Che ci sono persone che così per divertimento abbandonano il proprio paese e i propri affetti perché non hanno più voglia di mangiare il pane del loro paese e se ne vanno altrove per cercare le brioches? Chi lo farebbe, se non si sentisse costretto? Chi ha fame non ha il diritto di fuggire dal proprio paese per tentare la fortuna in quei paesi che per secoli hanno affamato e rapinato la loro Africa? Personalmente, a chi usa la parola "buonismo" tolgo la mia stima. E se magari quella squallida parola scappa a un amico che invece stimo, allargo le braccia e dico: "No, anche tu no. Cancella quella parola dal tuo vocabolario". La bontà non è un disvalore, non è un difetto, e non è sinonimo di dabbenaggine o di ingenuità. Anzi, è ciò che più manca a questo mondo, ed è difficile da "applicare" fino in fondo, perché si scontra con il nostro egoismo. Insomma, se dici buonismo stai commettendo un "reato semantico".