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Caccia a Bissoultanov L’assassino di Niccolò nella lista dell’Interpol "Dovete prenderlo"

Il ceceno condannato per il calcio killer inserito nell’elenco mondiale dei ricercati. Ma a nove mesi di distanza dalla fuga, nessuna traccia. La famiglia rinnova il suo appello: "Va trovato e rimesso in carcere".

Caccia a Bissoultanov L’assassino di Niccolò nella lista dell’Interpol "Dovete prenderlo"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Potrebbe aver un ciuffo impomatato e una barba appena accennata. Oppure un aspetto meno curato, con la barba lunga e folta. O forse completamente rasato, sul volto e sulla testa.

Così, sul sito dell’Interpol, appaiono le varie declinazioni di Rassoul Bissoultanov, il ceceno condannato per l’omicidio di Niccolò Ciatti. La polizia internazionale ha ufficialmente inserito Bissoultanov, trent’anni compiuti lo scorso gennaio, tra le “red notice“. Le polizie di tutto il mondo sanno che l’ex lottatore ed esperto di arti marziali miste - che nell’agosto del 2017, sfruttando questa sua “professionalità“ ha ucciso con un calcio il commerciante 21enne di Scandicci - va trovato e (ri)messo in carcere.

Ma dove si trova Bissoultanov? E’ ancora in Spagna?

E’ uscito dall’Europa? E come vive: c’è qualcuno che lo aiuta economicamente oppure è riuscito ad entrare in possesso di nuovi documenti?

Si possono fare soltanto delle ipotesi, perché, dal luglio scorso, il ceceno non è incappato neanche in un controllo.

L’assoluta mancanza di informa zioni, preoccupa la famiglia Ciatti. Gli appelli alle ricerche del babbo Luigi ormai non si contano più. L’ultimo anche dalla trasmissione “Chi l’ha visto?“, che nella puntata di mercoledì scorso ha ricostruito l’incredibile labirinto giudiziario in cui s’è infilata - suo malgrado - la famiglia Ciatti.

Anni di attesa per un processo, condanne che in punto di pena non soddisfano, e poi la beffa della fuga del condannato per evitare una possibile nuova carcerazione non hanno comunque intaccato la composta ma ferma determinazione dei genitori.

Che, a questo punto, chiedono a gran voce che gli Stati, a cominciare dalla Spagna, si dedichino per davvero alle ricerche del latitante.

Bissoultanov è stato condannato a quindici anni in Spagna - in due gradi di giudizio - e a 23 anni in Italia. La sentenza della corte d’assise di Roma (che non ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi all’imputato) è stata impugnata e quindi ci sarà un processo d’appello. Ma è una corsa contro il tempo, perché non appena si pronuncerà la Cassazione di Madrid, la sentenza diventerà definitiva. A quel punto, Bissoultanov dovrà scontare la pena inflitta dalla Spagna. "Non importa quale sia la condanna: dovete trovarlo perché deve andare in carcere", ripete babbo Luigi.