Firenze, 18 ottobre 2023 – Si muovono in tuta mimetica e stivaletti da paracadutisti, sono armati con coltello e mitragliatrice M12 e vengono definiti “reparti a elevata specializzazione che sintetizzano in un’unica visione operativa procedure militari e tecniche di polizia”. Hanno il compito di supportare i reparti territoriali dell’Arma dei carabinieri nella lotta alla criminalità organizzata su terreni impervi, agendo con elicotteri e unità cinofile. Le loro capacità spaziano dalle infiltrazioni diurne e notturne agli “appiattamenti” condotti nelle condizioni ambientali più difficili.
Che cosa ci fanno all’ex Astor di via Maragliano? Sono impegnati nella ricerca delle tracce della piccola Kata e dei suoi rapitori, per cercare di risolvere un caso che va avanti ormai dal 10 giugno scorso. Il reparto è stato ufficialmente costituito nel 1991 in risposta alla stagione dei sequestri cominciata negli anni ‘70: il loro obiettivo era stanare i sequestratori e i latitanti dalle zone impervie dell’Aspromonte. Gli Squadroni eliportati “Cacciatori” sono costituiti in Calabria, Sardegna, Sicilia e Puglia. Quelli presenti a Firenze sono appunto quelli di Calabria.
Si tratta di uomini estremamente preparati e addestrati, capaci di sopravvivere a temperature estreme e di svolgere appostamenti di uno o due giorni. Lo squadrone eliportato Cacciatori di Calabria dipende dal Gruppo operativo "Calabria" dell'Arma dei Carabinieri ed è sotto la diretta responsabilità del vice comandante della Legione "Calabria".
Nello specifico, lo squadrone è costituito da un comandante e varie squadre, responsabili di una propria zona d'operazione e inserite in due plotoni cacciatori, che hanno almeno un tiratore e un pattugliatore scelti. E’ presente anche un gruppo costituito esclusivamente da rocciatori abituati al soccorso in montagna. Ma ci sono anche pattugliatori scelti, tiratori scelti e artificieri che lavorano quotidianamente contro quella che oggi è considerata la mafia più potente e che riescono spesso a violare i santuari delle 'ndrine, raggiungendo le zone più impervie dell'Appennino calabrese.
Il berrettino mimetico, nelle operazioni più delicate, sostituisce il caratteristico basco rosso troppo visibile sul terreno. Spesso è capitato che fossero gli stessi arrestati a complimentarsi con loro per l'abilità dimostrata.