«Un estremo deperimento organico determinato da una serie di cause. La più tipica è da cancro, ma anche da forte anzianità in persone che non riescono più a ingerire e nutrirsi. Vanno così incontro a un tale deperimento organico che li porta alla morte».
Può essere anche autocausata se si decide di non nutrirsi, per esempio per uno sciopero della fame?
«Esatto. Qualsiasi sia la motivazione, la mancanza di alimentazione porta alla cachessia perché il nostro organismo non riesce più a lavorare bene».
Quali sono i sintomi?
«Un forte e repentino dimagrimento, edemi per mancanza di elettroliti, la non lucidità mentale, l’incapacità di reggersi in piedi per mancanza di forze, fino all’impossibilità di deambulare. Sono segni evidenti e visibili. Se il nostro corpo non ha più la forza neanche di espandere i polmoni e ossigenare l’organismo, vanno in sofferenza prima di tutto gli organi più labili come il sistema nervoso: la persona va in coma e si fermano alcuni centri di natura vitale, come respirazione e l’apparato legato al cuore e alla circolazione, andando in arresto cardiocircolatorio e respiratorio».
Quali i mezzi usati contro la cachessia?
«Se si tratta di mancanza di alimentazione per tumore dell’esofago che impedisce il transito, si fa una stomia. Si può anche effettuare un’alimentazione per via venosa, immettendo alimenti nel torrente circolatorio venoso, ma non può essere fatta per un lungo periodo di tempo. Sono strumenti a disposizione, ma di solito si cerca di evitarli intervenendo sulla causa».
Per gli anziani?
«Coloro che non riescono più a deglutire, possono essere alimentati con un sondino nasogastrico. Ma in alcuni casi, purtroppo, è solo un rimandare l’esito fatale».
E se la scelta di non nutrirsi è cosciente?
«Bisogna cercare di convincere la persona a tornare a alimentarsi correttamente. Se il soggetto è giovane in particolare bisogna fare qualsiasi tentativo in tal senso, prima di passare a un’alimentazione forzata».