Firenze, 4 maggio 2023 – Elona Kalesha, unica imputata per l'omicidio dei genitori dell'ex fidanzato, Teuta e Sphetim Pasho, scomparsi nel novembre 2015, i cui resti, conservati in quattro valigie, furono trovati in un campo tra la Fi-Pi-Li e il carcere di Sollicciano, nel dicembre 2020, è stata condannata dai giudici della corte d’assise di Firenze a 30 anni di reclusione.
La donna è accusata di duplice omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Il processo si è svolto nel bunker di Santa Verdiana a Firenze.
Risarcimenti
Inoltre Elona Kalesha dovrà risarcire i figli delle vittime e il fratello di Shpetim Pasho, che si erano costituiti parte civile con gli avvocati Filippo Viggiano, Cristina Masetti, Eleonora Rossi, Elisa Baldocci. Stabilita una provvisionale immediatamente esecutiva di 800.000 euro ai familiari delle vittime e di 5.000 euro all'Associazione Penelope Italia.
Gli avvocati
«Già nel corso delle indagini - dicono gli avvocati Masetti e Rossi - erano emersi precisi indizi a carico della signora Kalesha a partire dalle dichiarazioni che rilasciò nel novembre 2015 quando i carabinieri indagavavano sulla scomparsa dei coniugi Pasho. In aula, poi importante si è rivelata la testimonianza della proprietaria dell'appartamento di via Fontana» a Firenze.
«Leggeremo le motivazioni per capire come ha ragionato la corte in questo processo indiziario - commentano i difensori di Elona Kalesha, avvocati Federico Febbo e Antonio D'Orzi - La signora Kalesha non si aspettava questa sentenza»
Cosa ha detto Taulant Pasho, il figlio dei coniugi uccisi
"E' colpevole e ora lo dice anche la condanna". Cosi' Taulant Pasho, il figlio dei coniugi uccisi, commenta l'esito della sentenza. L'imputata è stata la sua fidanzata. "Per me è difficile commentare, con questa persona ho vissuto dieci anni", aggiunge. Taulant ha assistito alla lettura del dispositivo assieme alle due sorelle, Dorina e Vitore, che sono poi scoppiate in lacrime. Loro zio, Dritan, indossava una maglia con un'immagine del fratello Shpetim con la moglie Teuta.
La vicenda
Una valigia, poi un'altra, e un'altra ancora. Erano quattro i trolley che, dopo il rinvenimento del primo, spuntarono da un campo tra la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e il carcere di Sollicciano.
Dentro, c'erano i macabri resti di un uomo e di una donna, fatti a pezzi e impacchettati con il nylon. Era il dicembre del 2020 e in pochi giorni, i carabinieri riuscirono a scoprire che quei corpi appartenevano a Shpetim e Teuta Pasho, coniugi albanesi che mancavano dal primo novembre di cinque anni prima. Non erano scomparsi, dunque, ma vittime di un omicidio. Chi poteva averli uccisi? Facendo i conti con un gap temporale non indifferente, la procura si concentrò nella cerchia familiare della coppia e in pochi giorni, il cerchio si strinse intorno a Elona Kalesha: all'epoca della scomparsa, era la fidanzata del figlio dei Pasho, Taulant.
I genitori erano venuti apposta dall'Albania per salutarlo in occasione della sua uscita dal carcere, prevista il 2 novembre. Secondo le indagini della procura, Elona Kalesha, che aveva provveduto alla sistemazione dei suoceri nel loro periodo di soggiorno a Firenze (affittando loro degli appartamenti), avrebbe partecipato all'omicidio e allo smembra dei corpi, anche se con altre persone allo stato ignote. Almeno tre persone, sempre secondo la ricostruzione processuale, avrebbero poi provveduto all'abbandono delle valigie nel campo, gettandole dalla carreggiata della superstrada probabilmente con un mezzo da lavoro.
Il delitto sarebbe avvenuto nell'appartamento di via Fontana, a Firenze, che la donna aveva affittato a proprio nome. Pochi giorni prima della scomparsa dei Pasho, Kalesha si recò a Careggi per interrompere una gravidanza. Il fidanzato, all'epoca detenuto, ha sempre negato che quel figlio potesse essere suo. Domani e' atteso il verdetto.