REDAZIONE FIRENZE

Cade dalle scale e muore. Careggi condannato

Agli eredi del 72enne deceduto un risarcimento di 800mila euro

L’uomo aveva 72 anni

L’uomo aveva 72 anni

Una settimana dopo il suo arrivo al pronto soccorso di Careggi, venne ritrovato senza vita in fondo a una rampa delle scale di emergenza. Il paziente, all’alba, si era alzato dal suo letto, aveva percorso un corridoio ed era poi scivolato sui gradini battendo violentemente la testa. La moglie, il fratello e i figli decisero di fare causa a Careggi, lamentando l’assenza di vigilanza e controllo. Adesso, dopo quasi dieci anni dall’incidente e una lunga battaglia legale, il tribunale del capoluogo toscano ha emesso una sentenza a loro favore, disponendo un risarcimento di oltre 800 mila euro per la perdita del loro caro, comprensivo di spese legali.

Il paziente, settantenne, venne ritrovato dal medico di guardia del reparto all’alba del 25 novembre 2016. Furono inutili le manovre di rianimazione. Le forze dell’ordine al loro arrivo notarono subito un’evidente ferita sulla testa del paziente. E in seguito il medico legale confermò che il decesso era dovuto alla caduta.

In una prima fase nacque anche un procedimento penale che però prosciolse da ogni accusa e responsabilità, con una sentenza di non luogo a procedere, sia il personale sanitario che quello incaricato della sicurezza sui luoghi di lavoro. Secondo i parenti della vittima quel giorno c’era stata però una “culpa in vigilando”: l’assenza di controllo da parte della struttura ospedaliera che avrebbe invece dovuto vigilare, hanno sostenuto in aula, evitando così che il settantenne si allontanasse da solo. Il paziente l’ultima volta era stato visitato alle 5. Alle 6.20, durante un controllo, il personale scoprì che non era più nel suo letto. Durante il procedimento penale, il perito nominato per le indagini stabilì che un’ora e 20 minuti "non rappresenta un arco temporale così significativo se rapportato ad un reparto e, soprattutto, ad un paziente che non richiedeva attenzione continua". Scagionando quindi il personale sanitario sul fronte penale. Anche perché il paziente risultava autonomo nei movimenti e non c’erano stati errori nelle somministrazioni dei farmaci.

Tuttavia, è emerso durante la causa di risarcimento per i danni, l’ospedale avrebbe dovuto, secondo i giudici, garantire la vigilanza dal momento che il paziente presentava anche alcune condizioni di "fragilità e insicurezza".