Il primo strumento urbanistico, la prima vera Bibbia su dove, come, come e quanto costruire in dote al Comune di Calenzano è datato 1965. E porta la firma dell’architetto Boccia. Solo sei anni dopo, nel 1971, ha ricevuto il timbro del Ministero dei Lavori Pubblici per l’approvazione finale. Tanto è durato l’iter del piano regolatore. Nell’attesa - come spiegato dall’attuale sindaco Carovani, nell’articolo qui a fianco -, si è registrato "uno sviluppo incontrollato". Cementificazioni e nuove edificazioni, al netto del già esistente.
Perché Calenzano nel frattempo aveva già cambiato volto: da terra di campagna, prevalentemente a destinazione agricola, a distretto industriale emergente. Complice l’insediamento del deposito Eni per lo stoccaggio e la movimentazione di combustibili derivati dal petrolio (benzine, cherosene/jet fuel, gasoli, oli combustibili densi, “biocarburanti”) per una quantità pari a 160.000 tonnellate, prodotte nella raffineria di Livorno e trasportate al sito tramite un oleodotto sotterraneo lungo 80 chilometri per la successiva distribuzione. Uno snodo ancor più strategico per la logistica con l’implementazione del casello dell’Autostrada del Sole.
Ma la tragica esplosione di lunedì mattina, la rabbia e il dolore per le vittime e i feriti travolti hanno innescato un dibattito serrato sull’opportunità d’esistere dello stesso deposito in una zona "già sovraccaricata", ricolma di aziende, uffici, abitazioni, rispetto all’estensione territoriale di un Comune di 18mila abitanti, pari a 76 chilometri quadrati. Persino nella stessa via Erbosa, o nella direttrice di via di la Prata. Nuclei residenziali sorti ben prima la disciplina disposta dalle manovre urbanistiche.
Nel 1957 Calenzano venne classificato “zona depressa”, un importante incentivo per l’insediamento di nuove imprese che godevano dell’esenzione totale delle imposte dirette per i primi dieci anni di attività e la possibilità di accedere a finanziamenti agevolati. Una bollinatura che ha aperto praterie sempre meno verdi su cui edificare.
Varianti, regolamenti urbanistici si sono succeduti negli anni. Nel frattempo, il deposito Eni è stato registrato tra gli impianti a rischio rilevante di incidenti dal ministero dell’Ambiente con la direttiva Seveso. Senza che però sia stata sollevata alcuna incompatiblità urbanistica col tessuto residenziale perimetrale, date anche le certificazioni di sicurezza emesse via via negli anni. Lo stesso piano strutturale del 2004 interviene sulla zona nord del Comune, per ’sterilizzare’ l’area del cementificio nei pressi di Settimello, tra favorevoli e contrari alla polveriera.