Prato, 23 gennaio 2025 – Il 30 gennaio l’ultimo sopralluogo “che consentirà ai consulenti tecnici” nominati dalla procura di Prato, “di ultimare i loro elaborati per individuare le cause del disastro. Sono stati e verranno effettuati perquisizioni, ispezioni e sequestri per consentire di individuare eventuali posizioni di garanzia e responsabilità in relazione ai fatti verificatisi”. Lo spiega in una nota il procuratore di Prato Luca Tescaroli in merito all’inchiesta sull’esplosione al deposito Eni di Calenzano (Firenze) avvenuta l’8 dicembre scorso. Con il deposito della maxi-perizia (la data è fissata per il 14 febbraio) dei consulenti potrebbero arrivare le prime iscrizioni sul registro degli indagati.
Intanto non c’è traccia del verbale che la Procura sta cercando dal giorno del disastro in cui sono morte cinque persone. Non esisterebbe infatti nessun documento relativo all’intervento che quel giorno la Sergen doveva effettuare sulla linea di benzina nella pensilina di carico del carburante. Come riporta il “Corriere Fiorentino” sarebbe stata la stessa Eni ad ammetterlo.
Nei giorni scorsi la Procura ha disposto altre perquisizioni, scaturite da quelle fatte nei giorni successivi al disastro, e che hanno coinvolto ancora una volta gli uffici di Eni: tra i 13 bersagli indicati dai pm, oltre ai verbali delle ispezioni svolte nel tempo, le schede tecniche delle attrezzature utilizzate dalla ditta che aveva in carico la manutenzione, la Sergen srl, gli esiti delle stesse attività manutentive svolte nel 2024, i rapporti di Audit interni fatti sul tema da Eni e i verbali di coordinamento tra le due aziende in vista della compilazione del Duvri (documento unico di valutazione dei rischi).
Il disastro ha causato la morte di cinque persone, mentre 28 sono rimaste ferite, spiega sempre la Procura: “Dieci risultano avere subito le lesioni all’interno del deposito, presenti in quanto dipendenti diretti di Eni o di imprese che stavano svolgendo attività” al “deposito Eni o per conto di Eni”. Continuano ad essere gravissime le condizioni dei due operai ricoverati al Centro grandi ustioni di Pisa, sono in coma farmacologico, intubati, ancora in pericolo di vita. “I sanitari stanno procedendo alle manovre finalizzate al loro risveglio, sempre che sia possibile”, spiega la nota della procura.
Tescaroli ricorda che le indagini si nutrono “del prezioso apporto” dei carabinieri “del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Firenze, degli appartenenti all’ufficio prevenzione, infortuni e sicurezza sui luoghi del lavoro dell’Ausl Toscana centro Calenzano e Prato e dei vigili del fuoco del comando provinciale di Firenze”. Dal 9 dicembre proprio i vigili del fuoco sono impegnati nella custodia e nella vigilanza del deposito Eni, attività che porteranno avanti sino al 30 gennaio, data per l’ultimo sopralluogo al deposito Eni.
Le indagini proseguono spedite per far luce il prima possibile su quanto accaduto a Calenzano. C’è un punto considerato fondamentale: è stato un grave azzardo la vicinanza degli operai che stavano lavorando sul carrello elevatore e dei camion che facevano rifornimento. Le indagini hanno già stabilito, grazie a un video che ha ripreso la scena, che lo scoppio è partito fra le “baie” 5 e 6 dove c’erano due camion che stavano facendo rifornimento e, poco distante, alcuni operai che stavano eseguendo lavori di manutenzione a una linea di carburante dismessa su un carrello. I riflettori della procura sono puntati anche sul piano di sicurezza esterna al deposito per capire l’impatto che un disastro simile poteva avere sulla zona circostante.
Maristella Carbonin