MANUELA PLASTINA
Cronaca

Campionato della Bugia: sul palco una favola per denunciare le violenze di genere

Rachele alla sfida in provincia di Pistoia con la figlia: "Abbiamo rivelato le scuse di chi, come me, vuol nascondere l’inferno".

Rachele con la figlia. e la statuetta del terzo premio al campionato della bugia

Rachele con la figlia. e la statuetta del terzo premio al campionato della bugia

Non tutti gli uomini sono principi azzurri: alcuni sotto il mantello nascondono un lato violento, fisicamente o verbalmente. E lo nascondono così bene che al di fuori delle mura di casa non emerge. Difesi dalle loro stesse vittime. Il tema della violenza domestica è arrivato fin sul palco goliardico della finale nazionale della quarantesima edizione del campionato italiano della bugia, svoltosi a Le Piastre di Pistoia domenica pomeriggio.

Lo hanno portato con un sorriso e tanto coraggio le fiorentine Rachele Ignesti e la piccola Sara Ferrini, che tra pochi giorni compirà 10 anni. Un dialogo tra madre e figlia, come sono nella realtà, che ha guadagnato il terzo posto, sotto gli occhi del presidente onorario dell’Accademia della bugia Gene Gnocchi. "E’ stata Sara a chiedere di partecipare e lo ha fatto con grande bravura e coraggio, sapendo che su quel palco stavamo affrontando un argomento delicato" dice orgogliosa mamma Rachele.

Una donna forte e dal sorriso contagioso, che dona nelle sue vesti di ‘Dottoressa Gomitolo", clown dell’associazione "Clowncare - M’illumino d’immenso"; insieme ai suoi colleghi, ogni giorno porta conforto e qualche momento di spensieratezza ai pazienti all’ospedale Santa Maria Annnziata di Ponte a Niccheri. "Attraverso la favola di un principe azzurro, che abbraccia così forte da far vedere le stelle e che provoca cadute dal cavallo bianco, abbiamo raccontato le bugie dette da tante persone per nascondere le botte, i lividi, il dolore fisico e morale, il senso di inferiorità che la vittima prova, la voglia di salvare l’altro". Rachele sa bene di cosa parla e non lo ha mai voluto nascondere alle sue figlie Diletta e Sara: "Più di 20 anni fa ho avuto un compagno che mi spegneva le sigarette sulle braccia, mi graffiava e mordeva; mi ruppe gli occhiali per un ritardo di cinque minuti, mi conficcò una matita in una guancia perché ero stata bocciata all’esame di guida. Io mentivo anche a mia madre inventandomi cadute dalle scale per giustificare i lividi. Perché? Non lo so neppure io. Forse per cercare di salvarlo. O perché mi sentivo meno bella, meno brava, meno importante di lui".

Solo dopo qualche anno dall’allontanamento da quest’uomo violento, è arrivato l’amore di colui che è diventato il padre delle sue figlie "alle quali voglio insegnare il rispetto per se stesse e per gli altri. E che l’uomo giusto è quello che ti rende serena, ti fa stare bene, ti rispetta". Rachele al tempo non ebbe il coraggio di raccontare quanto stava subendo. "Mi ritengo una donna intelligente e aperta. Eppure mi è capitato di subire violenza e di non dirlo. Sono la testimonianza che può accadere a chiunque e che bisogna ribellarsi". Lo ha fatto al fianco della figlia dal palco del campionato della bugia. "Avevo ottenuto dall’organizzazione il consenso a poter affrontare questo argomento. Sara è stata all’altezza del compito. Sono molto orgogliosa di lei. L’anno prossimo ha già deciso che vuole concorrere da sola nella categoria bambini". A chi Rachele ha dedicato questo terzo posto? "Alla me di tanti anni fa che non ha avuto il coraggio di denunciare e alle bimbe, future donne: perché abbiamo sempre la forza di parlare e di difendersi".