L’impressione è che per i fuochi d’artificio bisognerà aspettare San Giovanni. Che viene giusto il giorno dopo il ballottaggio. Meglio. L’idea che possa essere una campagna elettorale aperta, tirata, tosta, come capita quando si chiude un ciclo, ma senza esplosioni e colpi bassi, è tutt’altro che negativa. Anzi. È un’idea, certo, un’impressione visti i protagonisti. Personalità da dibattito, non da talk show televisivo formato "spariamola grossa", alla Montanari, ad esempio, che ha alzato bandiera bianca senza lasciare vuoti o rimpianti. Se a discutere di Firenze sono Funaro, Schmidt, Saccardi, Del Re, Palagi, è probabile che si discuta, appunto. Tre donne che vengono dalle istituzioni, un consigliere comunale con laurea e dottorato, e un illustre storico dell’arte dovrebbero garantire scintille, non incendi. Punzecchiature, affondi, non colpi di machete. È quello che si vide nel 1999 quando a Leonardo Domenici si contrappose il professor Franco Scaramuzzi. Un politico giovane ma navigato, e un’autorità scientifica di livello internazionale: guardia alta, niente scorrettezze, però, almeno tra di loro. È quello che si è visto fino ad ora, anche se in realtà sono pochi giorni che la partita è iniziata. Perché un conto è giocare da soli come Sara Funaro, designata il lontano 5 dicembre dal Pd, altro è farlo in gruppo. Anche Schimdt è "pre-candidato" da mesi, nelle chiacchiere, ma solo da una decina di giorni nelle strade e nelle piazze. Quanto a Saccardi e Del Re, beh, hanno una storia e idee sulla città scolpite nella loro attività di governo locale. Del resto i nodi del contendere sono pochi, noti e di assoluto rilievo: sicurezza, casa, viabilità, futuro di una città che non può essere solo musei e schiacciate mordi e fuggi. Argomenti su cui discutere, proporre, dividersi. Prendere posizione senza prendersi a schiaffi. Non aspettiamo altro. Per le risse, accendiamo la tv.
CronacaCandidati da dibattito, non da sparate