Firenze, 4 ottobre 2024 – Pennelli e aspiratori in azione, tappeti arrotolati, impalcature per arrivare nelle zone più alte. E, ancora, stucchi e tempere, oro in polvere e cere. Un silenzioso via vai di maestranze che lavora con precisione certosina. È il cantiere degli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti, 14 sale che trasudano secoli di storia e di vita vissuta. E che adesso stanno tornando agli antichi fasti per essere di nuovo visitabili ai fiorentini e ai turisti: due sale già da novembre, poi a gennaio l’intero percorso museale. Ovvero Anticamera, Sala delle Nicchie, Sala Verde, Sala del Trono, Sala Celeste, Cappella, Sala dei Pappagalli, Salotto della Regina, Camera della Regina, Gabinetto Ovale, Gabinetto Rotondo, Camera del Re, Studio del Re e Sala Rossa.
"Questi ambienti sono chiusi dal periodo del Covid. In tutto questo tempo sono stati sottoposti a due cicli di spolverature e a un di monitoraggio entomologico concluso ad aprile scorso. Sono emerse alcune specie infestanti nei tappeti e in altri elementi e così stiamo effettuando una spolveratura più profonda" spiega Alessandra Griffo, curatrice degli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti, accogliendo La Nazione per la visita nel cantiere allestito al piano nobile del Palazzo che porta ancora il nome del suo primo proprietario, il banchiere fiorentino Luca Pitti. All’inizio del percorso, impossibile non ammirare lo stipo di Vittoria della Rovere del 1677, capolavoro monumentale delle botteghe granducali seicentesche.
Le quattordici sale all’inizio del Settecento ospitarono gli appartamenti privati del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, in seguito e fino alla prima metà dell’Ottocento, vennero rinnovate e trasformate dai Granduchi di Lorena. "È con l’arrivo di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nel 1765 che queste stanze non sono più considerate un’ala secondaria del Palazzo. Anzi l’intera ala viene riallestita" racconta Griffo, elencando alcune novità da lui introdotte: la stufa circolare presente nella Camera del Re e in altri spazi, il ripensamento degli arredi e la ridecorazione delle volte.
In queste sale, poi, dal 1865 abitarono i sovrani della Casa Reale Savoia, durante il periodo in cui Firenze fu capitale d’Italia, lasciando un segno deciso del loro gusto nell’aspetto generale degli ambienti. "Ma per Vittorio Emanuele II questi ambienti erano la ‘base’, lui preferiva Villa La Petraia" dice Griffo spiegando che l’aspetto predominante oggi è quello risalente a Umberto I e Margherita di Savoia – che amavano viverci anche quando la corte era a Roma -, grazie a un restauro conclusosi nel 1993. "I lavori più impattanti riguardano i tappeti, per la loro grandezza, servono nove maestranze per arrotolarli" prosegue Griffo annunciando che per un po’ di tempo resterà a vista il parquet in modo da sottoporre a trattamento anossico i tappeti che, nonostante il tempo, sembrano appena comprati. "Le spolverature in corso interessano anche le volte, le tappezzerie e i mobili, oggetto anche di piccoli restauro, se necessario. Abbiamo colto l’occasione pure per intervenire sugli impianti speciali" continua la curatrice.
Visitando le quattordici sale si notano i letti a baldacchino e gli altri arredi da camera, che non compaiono in nessun’altra stanza del palazzo. "La bellezza di questi ambienti è legata alla loro monumentalità ma anche ai dettagli preziosi che ci raccontano la vita di tutti i giorni. Un esempio? Gli elementi di passamaneria che rivestono i tendaggi e il mobilio" sostiene la curatrice. Il corredo di oggetti, arazzi e mobilio fu in parte portato dai Savoia riunendo qui gli oggetti provenienti dalle varie regge italiane che avevano ‘ereditato’ dalle altre case regnanti d’Italia. Nelle sale, comunque, si vedono i passaggi delle tre casate con tavoli, consolle e specchiere di stili molto diversi fra di loro che rispecchiano il gusto di chi visse qua. Ma oltre alle sale, gli appartamenti svelano altri spazi ‘secondari’ come guardaroba (oggi si direbbe stanza con cabina armadio) e bagni tra cui uno con vasca rotonda, stile terme, mentre la sala ovale si apre su un giardino interno da cui si vede la Palazzina della Meridiana. Impossibile non restare catturati dai tanti capolavori che ricoprono interamente le pareti: quadri di varie epoche che riflettono il gusto di coloro che contribuirono a firmare le collezioni presenti nelle Gallerie degli Uffizi.