Firenze, 14 febbraio 2022 - Barattoli di varichina che, opportunamente bruciati e ‘manipolati’ diventano maschere, abiti buttati perfino nelle bitumiere per farli apparire invecchiati al punto giusto. Creatività all’ennesima potenza, intuizione, passione, maestria si mescolano nell’incredibile lavoro di Massimo Cantini Parrini. Il costumista fiorentino, già candidato all'Oscar nel 2021 per Pinocchio di Matteo Garrone, ha ricevuto quest’anno la candidatura per il "Cyrano" di Joe Wright, per il quale ha creato gli splendidi abiti seicenteschi.
Stamattina il costumista e storico del costume è tornato al Polimoda, dove lui ha studiato, ed ha incantato la platea di studenti internazionali. Pensare che un docente non credeva nelle sue potenzialità. “Durante l’orale rovesciò sul banco 50 bottoni e mi disse di indicare l’epoca di ognuno - ricorda Cantini Parrini -. Rimase sconvolto di fronte a tutte le mie risposte esatte ma non si dette per vinto perchè voleva prendermi in castagna. Ma non ce la fece neanche di fronte ai figurini di moda”. Il suo è un talento esploso in giovanissima età. Aveva poco più di 13 anni quando rimase “folgorato” di fronte agli abiti della Galleria del Costume di Palazzo Pitti. Da quel momento, Cantini Parrini ha iniziato a “collezionare il vintage, che all’epoca non era così amato”. Adesso, la sua personale collezione vanta più di 4mila abiti. “Avere di fronte una collezione serve tantissimo perchè mi dà modo di studiare i corpi dell’epoca per poi trasporre le proporzioni alle figure moderne. E poi grazie ai pezzi storici riesco a cogliere l’essenza del periodo storico in cui è ambientato il film per il quale devo creare i costumi”, ha detto Cantini Parrini.
Cantini Parrini, fiorentino, diplomato all'istituto d'arte di Porta Romana, laureato in Cultura e Stilismo della moda all’Università di Firenze, è stato allievo dei migliori, nel solco della lunga tradizione del costume italiano: il grandissimo Piero Tosi, quasi vicino di casa (Tosi di Sesto Fiorentino, Cantini Parrini di Castello) e l'altra leggenda, Gabriella Pescucci.
La sua filmografia è lunga: dovendo fare una selezione, non si possono non citare le pellicole realizzate nel felice sodalizio artistico con Matteo Garrone, fautore di un immaginario visivamente travolgente al quale Cantini Parrini ha sempre contribuito con le sue scelte: da Il racconto dei racconti a Dogman fino a Pinocchio, super premiato. Altra intesa vincente è quella con un mondo del tutto diverso, a testimonianza della versatilità dell'artista, quello dei fratelli D'Innocenzo coi quali Cantini Parrini ha lavorato per La terra dell'abbastanza, la sorpresa Favolacce e il recente America Latina. E poi le firme più autorevoli del cinema italiano: Virzì, Luchetti, Torre, Scola, Martinelli. E anche Edoardo De Angelis è un altro autore con il quale ha lavorato spesso. Per lui, l’ispirazione per gli abiti che poi ammiriamo sul grande schermo viene perlopiù alle mostre o ai musei.
“E’dal passato che mi vengono le idee, anche quando devo rappresentare il presente - ha raccontato -. Inizio sempre buttandomi nei musei. Il presente mi fa orrore. E il futuro ancora di più”. La moda? “Ormai non esiste più - ha detto -. Tra gli anni '80 e 2000 c’è un mondo di stile completamente diverso. Adesso invece essere alla moda significa avere l’ultimo modello di smartphone ed indossare vestiti vintage. Sulle passerelle ognuno fa quel che vuole…. Così, dal 2000 in là, per quanto riguarda l’abbigliamento, non riesco più a datare le mie foto”. Da qui l’invito agli studenti: “A voi il compito di far passare il tempo attraverso l’abbigliamento”. E quindi di dare quell’impronta adesso appannata.