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Claudio Carabba è stato uno dei più grandi critici cinematografici del giornalismo italiano
L’albergo tetro, isolato e scostante, ideale nido per spettri. Per di più antiche leggende maledette con morti scannati o tragicamente suicidi gravano sul maniero. George, lo spavaldo giovane che lo ha avuto in eredita dallo zio, è sicuro, ma non tanto, e per passare lì la notte si fa accompagnare da un celebre studioso di scienze occulte. A mezzanotte in punto naturalmente il sangue comincia a stillare, goccia a goccia, del soffitto, diafane ombre corrono per i bui corridoi, grida tremende riempiono le stanze. L’erede è già crollato e pronto alla fuga. Ma lo studioso occulto non fa una piega: sono tutti trucchi, dice sorridente e sicuro. E in una stanza sulla torre scopre una cugina cattiva del proprietario e un avvocato disonesto a dirigere la messa in scena. I due imbroglioni sono cacciati con vergogna. Rimasto solo col professore, il giovane, ormai rassicurato, esclama: "Ma lei è un fenomeno, come ha fatto a capire che era tutto falso?". L’altro sorride, e cominciando a spogliarsi, risponde: "La spiegazione è semplice, signor George, ci vuole un fantasma per riconoscerne un altro. E così dolce parlando, si sfila il volto come un vestito, mettendo a nudo un orrido teschio.
La storia, con morale educativa che invita a non fidarsi delle apparenze, è tratta dalle Spiacevoli notti di zio Tibia, curiosa antologia del fumetto nero, tratta e tradotta dalla rivista american Creepy, pubblicata da Mondadori in un Oscar, curato da Pietro Bianchi (pagg. 228, L. 500). Il genere per l’Italia è nuovo, pressoché inedito e di con seguenza allettante. Lo schema delle ventiquattro favole raccolte ò sempre lo stesso, Una breve preparazione per creare l’atmosfera, il crescendo drammatico, e poi la brusca sorpresa, sferzante e lievemente ironica, quasi un classico ’fulmen in clausola’ che prende in giro anche e specialmente il lettore che si sia emozionato troppo, Del resto il respiro narrativo è cosi breve che non si fa davvero in tempo a spaventarsi.
A volte lo schema del racconto è tratto da Poe o da altri maestri. Ma il modello ispiratore mi pare Hitchcock, l’Hitchcock dei telefilm in particolare, che in un cortissimo spazio-tempo brucia tutta la suspense, senza rinunciare allo scherzo. Allo stesso modo il giallastro zio Tibia, perverso presentatore e commentatore di queste strips macabre, si rivolge al lettore, quasi per estraniarlo della materia da consumare o consumata.
Anche se i soggettisti sono vari e diversi, il taglio è il medesimo. Si legge attendendo il colpo di scena, che pertanto è sempre aspettato e pure non facilmente prevedibile. La bambola della bambina, avverte Pietro Bianchi nell’introduzione, si puo trasformare in uno strumento di tortura mosso da invisibili streghe, la dolce moglie è un avido vampiro o un peloso selvaggio lupo mannaro, i morti escono dalle tombe per condannare i loro uccisori; il soprannaturale infine può anche nascondersi dentro di noi, il fantasma, signora, può essere lei, l’incubo sarà la vita e la vita il sogno. Fantasie oniriche, ma di genere affatto diverso, si ritrovano in un altro album di fumetti uscito nello scorso luglio, il Valentina speciale edito dalla Milano Liari, la casa di Linus per intenderci (pagg. 144, L. 1000). Gran parte del fascicolo è costituito appunto da una nuova avventura di Valentine in cui Crepaxs, ricollegandos a brani di precedenti episodi, ritorna sul tema del robot spaziale, l’automa che imita e duplica un individuo (la stessa Valentina nella fattispecie), tendendo a eliminarlo e sostituirlo.
Il rapporto non è però soltanto di contrasto e opposizione, perché Valentina e Marianna la sua sosia meccanica sono vicendevolmente attratte e ambedue desiderano la fine, l’annientamento, o almeno il gioco perverso in cui essere sottomesse e seviziate. Valentina sfoga questi impeti sotterranei nei continui sogni deliri, in cui incontra come Biancaneve sette nani, ma cattivi e spietati, riproduzione in millesimi dei padroni sfruttatori; l’automa invece realizza il suo ’cupio dissolvi’ sciogliendosi e mescolandosi alla ’candida spuma’ del mare.
La storia è godibile e piacevole per l’elegante capacità grafica di Crepax, sempre più consapevolmente erotico; mentre suonano un po’ antipatici certi ammicchi snobistici e suggeriti dalle mode. Crepax sembra avere definitivamente rinunciato all’avventura da cui era partito. Non per niente l’eroe è relegato in un cantuccio. Neppure Valentina lo deve amare molto a questo punto. Alle sue affettuose carezze preferisce le sferzate dei nazisti che movimentano i suoi sensi, persino le angherie e i soprisi dei sette nanetti, brutti certo, ma così attraenti per la loro malvagità.
Claudio Carabba