Firenze, 12 maggio 2018 - Marco Camuffo e Pietro Costa non appartengono più all’Arma dei carabinieri. Anche se in questo momento «soltanto» imputati per la violenza sessuale delle due americane in soggiorno di studio a Firenze, i vertici del corpo hanno scelto il pugno duro. Durissimo.
In questi giorni, ai due carabinieri, anzi ex, sono arrivati le comunicazioni. Sono stati destituiti, sulla base dell’articolo 1393 del codice ordinamento militare. Che prevede appunto la «cacciata» dall’Arma anche solo in presenza di un’accusa, se questa è particolarmente grave o infamante, come per questo caso che per giorni ha occupato le prime pagine dei giornali, i salotti dei talk show, le colonne degli editorialisti.
«La folla reclamava il sangue», commenta amaro l’avvocato Giorgio Carta, il legale di Pietro Costa, 32 anni, il più giovane dei due militari, grado di carabiniere scelto. Il primo a ricevere la notifica è stato il più anziano e alto in grado, l’appuntato scelto Marco Camuffo, 44enne di Prato. Ieri anche Costa, che è tornato in Sicilia, la sua terra d’origine, ha appreso del "licenziamento". Ma l’articolo del codice militare che ha permesso questo provvedimento drastico, prevede anche il reintegro in servizio, qualora le accuse venissero demolite nei processi e si arrivasse a un’assoluzione piena e definitiva. "Siamo convinti che arriveremo a dimostrare l’innocenza", assicura Carta.
I processi che si stanno istruendo a carico dei due militari accusati di aver abusato delle giovanissime studentesse d’Oltreoceano con la divisa di carabiniere indosso, sono due.
Il primo è quello dinanzi al tribunale militare, dove devono rispondere di peculato militare e mancata consegna, cioè di aver usato a proprio piacimento la Bravo dell’Arma e di essersi assentati dal servizio al quale erano stati assegnati. Il giudice ha già fissato l’udienza preliminare a fine maggio, quasi certamente l’appuntamento slitterà alla fine di giugno e non si esclude che il procedimento militare possa essere unificato a quello della magistratura ordinaria. Che però è leggermente più indietro. Nel filone penale, infatti, il pubblico ministero Ornella Galeotti ha chiuso le indagini e sta per chiedere al gup il rinvio a giudizio. Sia i legali delle due ragazze, C. e T., che quelli dei due imputati, stanno aspettando la convocazione per l’udienza.
Camuffo e Costa non sono praticamente mai più rientrati in servizio dopo quella notte del 7 settembre in cui, dopo un intervento della loro gazzella del 112 alla discoteca Flò, al piazzale Michelangelo, decisero di riportare a casa, in borgo Santi Apostoli, le due studentesse americane che avevano bevuto e non trovavano un taxi.
Che ci sia stato un rapporto sessuale, tra Camuffo e T. e tra Costa e C., non è in discussione: lo provano numerosi accertamenti biologici disposti dalla procura e lo ammettono anche gli stessi (ex) carabinieri, nei loro interrogatori, non l’hanno mai di fatto negato. Ma per l’accusa le due ragazze, con un tasso di alcol in corpo da ritiro di patente, non erano capaci di dire di no, per di più davanti a due uomini in divisa e armati. Parola al giudice. Anche se la sentenza dell’Arma è già arrivata.