Carcere, l’appello dei magistrati: "Intervenire ora, siamo fuori legge"

Dalle riduzioni di pena ai meritevoli per svuotare le celle alla ricostruzione del penitenziario: le più alte cariche del distretto giudiziario a confronto. Troppo poche le Rems per chi ha problemi psichici.

Carcere, l’appello dei magistrati: "Intervenire ora, siamo fuori legge"

Dalle riduzioni di pena ai meritevoli per svuotare le celle alla ricostruzione del penitenziario: le più alte cariche del distretto giudiziario a confronto. Troppo poche le Rems per chi ha problemi psichici.

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Sovraffollamento, lavori rimasti a metà, leggi che non aiutano l’alleggerimento della pressione sui penitenziari, anzi, hanno contribuito ad aumentarla.

Perché il carcere di Sollicciano è in queste condizioni? E come se ne esce? La risposta non ce l’ha in tasca nessuno, ma nell’incontro, organizzato ieri mattina dal consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, presieduto da Sergio Paparo, si è assistito a una riflessione alta e qualificata della magistratura della giurisdizione riguardo al presente e al futuro della struttura fiorentina, dove, alcune settimane fa, un detenuto di vent’anni si è tolto la vita.

"Lo Stato ha il diritto di processare e condannare, ma in un contesto di civiltà. Applichiamo sanzioni ma non dobbiamo creare situazioni di invivibilità", ha premesso il presidente della Corte d’Appello Alessandro Nencini, il primo a ricevere la parola nell’auditorium dell’Ordine. Il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha ricordato che all’ultima verifica del 30 giugno scorso nel penitenziario fiorentino c’erano oltre sessanta detenuti in più della capienza (stimata in 497 persone). Ma soprattutto, ha invocato interventi concreti "qui e ora" rivolti al govenro. Ma ha anche ricordato che le "condizioni strutturali non possono essere risolte con una ristrutturazione": per cui, l’"elementare buonsenso" suggerisce di "ricostruire".

"L’Italia è fuori legge", ha denunciato il capo della procura Filippo Spiezia, ricordando come, a causa delle condizioni di molti istituti, come appunto Solliciano, il nostro Paese è lontano "dal rispetto degli obblighi internazionali". L’attuale situazione, ha detto ancora Spiezia, "è risalte, ha criticità radicate e immarcescite", ma al tempo stesso, ha espresso fiducia nel capo del Dap, Giovanni Russo.

Ma con i giudici Angelo Antonio Pezzuti, capo dei gip (ovvero l’ufficio che firma le ordinanze di custodia cautelare in carcere) e il presidente del tribunale di Sorveglianza, Marcello Bortolato, è stata fatta anche un’analisi più tecnica dei numeri e della tipologia della popolazione carceraria. Pezzuti ha ricordato che Sollicciano è arrivato a contenere in passato perfino 730 detenuti, ma oggi più di ieri quelli che finiscono in carcere sono in maggioranza persone che compiono reati legati alla droga e allo spaccio di strada (le cui pene sono state recentemente innalzate) e soggetti che non hanno possibilità di essere posti in una misura diversa, tipo i domiciliari. Poi c’è il problema della mancanza di strutture alternative, come ad esempio le Rems, che sarebbero la soluzione per tanti ristretti con palesi carenze psichiche ma che sono insufficienti per il fabbisogno.

Bortolato ha ricordato che la sorveglianza deve smaltire una sessantina di ricorsi di detenuti che lamentano le condizioni di degrado che devono sopportare e auspica che la popolazione carceraria possa diminuire anche con le riduzioni di pena per chi ha un comportamento corretto, come successe nel 2013 quando le liberazioni anticipate consentirono di ridurre il numero di detenuti di 8/9mila unità. Nei mesi scorsi, il presidente della Sorveglianza ha denunciato al ministro della giustizia carenze strutturali, di personale, e lavori fermi dal 2023. "I carcerati attendono che qualcosa si muova - ha ricordato Bortolato -. E se qualcosa non si muove si temono reazioni violente", ha concluso.