ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Careggi compie 100 anni. La battaglia del prof per il nuovo ospedale

Nel 1924 i primi pazienti nel nuovo policlinico costruito in blocchi dal 1912. Il ruolo centrale di Chiarugi anche per l’urbanistica: era stato sindaco.

Careggi compie 100 anni. La battaglia del prof per il nuovo ospedale

Non solo salute. Careggi e il suo ospedale sono un pezzo di storia di Firenze. Di battaglie e di conquiste. Un simbolo bello del progresso. Che quest’anno batte il secolo, con i primi ricoveri. Era il 16 dicembre 1924, quando l’Arciconfraternita della Misericordia di Firenze trasportò a Careggi 458 degenti, di cui 155 malati di tubercolosi e 303 cronici, provenienti da altre strutture, come l’ospedale di Bonifazio, in via San Gallo: in 280 furono trasportati in barella.

Questo è l’inizio del percorso sanitario che ha portato il policlinico a crescere sino a diventare, oggi, una delle più grandi aziende ospedaliero universitarie del centro Italia che dispensa undici milioni di prestazioni all’anno. Ma il destino di quell’area viene deciso un bel po’ di tempo prima, agli albori del Secolo breve. E non fu affatto semplice convincere i proprietari terrieri a cedere al Comune i loro appezzamenti e le coloniche che circondavano le loro ville dallo splendore rinascimentale.

Un ruolo decisivo, su molti fronti, anche quello urbanistico, lo ebbe il professor Giulio Chiarugi, ricordato come uno dei più importanti maestri di anatomia ed embriologia e per il suo impegno nella formazione medica: era stato preside della facoltà di medicina e chirurgia per 32 anni, dall’anno accademico 1891 al 1923 e in seguito, ma solo per un anno, proprio nel 1924, primo rettore dell’Università di Firenze. Cosa c’entra con l’urbanistica? Chiarugi era stato sindaco di Firenze dall’agosto 1909 al settembre 1910. Un anno fondamentale per il futuro di Careggi.

Ne abbiamo parlato con Alberto Chiarugi, professore ordinario di farmacologia all’Università di Firenze e direttore del Centro cefalee e farmacologia clinica di Careggi: Giulio era il suo bisnonno.

Lei non lo ha conosciuto (morì nel 1944), ma cosa si racconta in famiglia di nonno Giulio?

"E’ stata una persona enormemente dedita allo studio per tutta la vita. Umile, come si conviene a ogni scienziato, ma anche seria e severa. Allo stesso tempo era un uomo fornito di una notevole carica di umanità che lo rendeva amato da colleghi e studenti sui quali esercitava un grande fascino. E’ stato maestro, iniziatore di numerose scuole di anatomia, da Torino – con allievo Giuseppe Levi – a Padova".

Ebbe un ruolo importante per lo sviluppo dell’Università di Firenze...

"Nel 1907 ebbe dal sindaco il mandato di risollevare le sorti dell’università. Cioè di trasformarla in università da scuola superiore di studi. Non fu un’esperienza semplice. Lui era anche deputato del partito radicale storico che nasceva dalla sinistra mazziniana di idee progressiste. Nonostante ciò riuscì, con altri colleghi, a ottenere da Mussolini la possibilità di trasformare la scuola in vera e propria università".

Quando successe?

"Tutto questo avveniva negli anni 1924-25. La nascita vera e propria è del 1925, con inaugurazione il 20 gennaio".

In un momento particolarmente critico...

"Soprattutto per individui che venivano dall’illuminismo. Da poco era nata la dittatura fascista, di fatto con il discorso che Mussolini aveva fatto 17 giorni prima".

Il professore sapeva essere convincente...

"Estremamente".

Poi però pagò pegno.

"Era il rettore dell’Università e il suo credo era l’indipendenza intellettuale. Dopo un anno venne rimosso perché inviso al fascismo e sostituito con una persona che andava bene al regime. Ciononostante nel 1936 gli venne riconosciuto il Premio Mussolini per merito scientifico. Sembrerebbe un controsenso, la verità è che non potevano non riconoscergli quello che era evidente".

Il suo bisnonno ebbe un ruolo importante anche per la nascita dell’ospedale...

"Da sindaco di Firenze, nel 1910, si fece interprete della necessità di individuare un’area di espansione per edificare un nuovo ospedale: Santa Maria Nuova aveva già più di seicento anni e non poteva rispondere alle esigenze di una popolazione in crescita, con molti più malati, e anche alle nuove regole igieniche. Così anche per la facoltà di Medicina costretta in vecchi edifici nel centro".

Perché proprio Careggi?

"Era l’area di naturale espansione della città, oltre Rifredi. Inoltre la zona era ritenuta salubre. Ma la decisione scontò la guerra dei proprietari terrieri della zona che vivevano in una condizione rinascimentale idilliaca. Che sobillavano gli abitanti di Rifredi alla ribellione. Le nuove costruzioni, che nulla avevano a che fare con la storia del luogo, ne avrebbero minato l’integrità. In particolare la famiglia di aristocratici russi Boutourline".

Poi vendettero: a quanto?

"Il Comune, con l’aiuto della Cassa di Risparmio di Firenze, acquistò i terreni per 410mila lire. Niente per i Boutourline, che avevano disponibilità di milioni di franchi".

Come si vinsero le resistenze?

"Il Chiarugi chiese aiuto al medico condotto del Ponte Rosso (lo conosceva bene perché viveva in via Stibbert, ndr) che aveva assistiti fino a Rifredi. Era Vittorio Messeri che aveva lo studio dove adesso c’è la farmacia d’angolo a fine via Bolognese. Il Messeri era estremamente stimato dai cittadini perché curava gratuitamente le persone meno abbienti. Il suo intervento di convincimento sulla popolazione della zona fu efficace, isolò i Boutourline di fronte al Comune: finirono per vendere. Il dottor Messeri è un simbolo dell’importanza del radicamento del medico nel territorio e della sua credibilità-autorevolezza (più del sindaco) che deriva dal considerare il malato come scopo".

Alla fine si potè cominciare a costruire: quando?

"La prima costruzione è stata Villa Ognissanti, destinata a sanatorio per pazienti tubercolotici, dove ora c’è il Meyer. I lavori cominciarono nel 1912. Poi progressivamente arrivarono gli altri padiglioni, nel corso di molti anni. Continuando a crescere. Come adesso".