
Carlo Conti (Lapresse)
"Premetto che sono un privilegiato, lo voglio dire e sottoscrivere. E non mi posso assolutamente lamentare di niente. Ho uno spazio esterno alla casa, un giardino, e sono qui, insieme a mia moglie e mio figlio. Questa quarantena la vivo con grande calma e seguendo scrupolosamente tutte le indicazioni che ci vengono date". Nel Dna di Carlo Conti c’ è questa sana abitudine di guardare avanti, e non dimenticarsi mai di chi vive fuori dal suo microcosmo. E sentire vicino,spesso agire con dolcezza nei confronti di chi è meno fortunato.
Questa costrizione cosa ha cambiato in lei, Conti?
"In me ma in tutti, credo, il modo di pensare. E inevitabilmente tutta la componente fisica dei rapporti umani, così mi chiedo: come faremo dopo? Viviamo nella consapevolezza, sappiamo quel che accade in tutto il mondo ogni secondo. E forse questo è un modo di ritrovarsi, pur terribile. Ma con la consapevolezza che siamo tutti parte di un unico grande sistema. Che a un certo punto ha detto basta".
Riesce ad essere ottimista?
" La guardo dal mio stretto punto di vista: stare tanto a casa non mi accadeva da tempo. Ma la mia situazione è ideale: le giornate sono belle, ho gli affetti vicino a me e non ho problemi economici. Ma non so decifrare lingue escludenti. Al contrario non mi distraggo, sono presente, penso".
A cosa?
"Che sono vicino alle famiglie che soffrono problemi economici e a quelli che questa guerra la combattono in trincea. Sono infermieri, medici, gli operatori sanitari. Sono proprio nel mio cuore, a loro va ogni giorno il mio pensiero riconoscente".
E’ ancora convinto sostenitore dell’intelligenza?
"Sì certo, guai non esserlo. Sono convinto che l’intelligenza dell’uomo, in questo caso di medici e ricercatori arriverà al vaccino e sconfiggerà questo virus. Sono testimonial Airc e spesso spendo parole per la ricerca. Per esempio, adesso, quanti scienziati sono nei laboratori a studiare per aiutare l’umanità? E questo grande impegno lo fanno per amore, dedizione, guadagnando poco per qualcosa di determinante. Il mio cuore è con loro".
Abbiamo dato troppe cose per scontate Carlo?
"Sì troppe. Ma alla fine ci siamo accorti che l’umanità è fragile. Che ci manca anche fare la spesa e allora ci mettiamo tutti, come me, buoni buoni in fila per farla una volta la settimana. Che davamo per scontata una giornata al mare e ora non è pensabile. Come vedere gli amici per passare una serata. Ora la speranza è sulle cose che facciamo nel nostro piccolo. Le abitudini hanno preso un’altra direzione: questo deve far riflettere".
Cosa la preoccupa di più?
"Che bisogna stare attenti, dopo, a non riprendere un ritmo che rischia di distruggere il pianeta. E questa situazione economica che peggiora ogni giorno. Ho amici professionisti che vivono in questa specie di bolla di dubbio sul domani e mi addolora, perchè non ho mai perso di vista la realtà. Ho amici che tutte le mattine si svegliavano alle 7 per andare al lavoro e ora sono fermi".
E Matteo, il suo bambino, come vive la quarantena?
"Ha un po’ voglia di rivedere compagni perchè è all’ultimo anno di asilo. Ma è sereno, si diverte e gioca. Però anche lui, nel suo piccolo, ha capito che qualcosa è cambiato. Sai quando sembra che neppure ti ascolti e magari sta disegnando con la testa sul foglio? Ecco in quel momento è capace di dirmi: se vai a fare la spesa, mettiti i guanti e la mascherina. Non gli insegni niente questi qui".