
Arturo Moretti gestisce il negozio assieme alla madre Elisabetta Bongi
Firenze, 10 marzo 2023 - Era il 1926 quando Martino Bongi, dopo un lungo periodo di lavoro presso il negozio fiorentino di forniture di fotografia della famiglia Sbisà di fine 800, decise di aprire un’attività di commercio di ottica e fotografia. E così che comincia la storia dell’Ottica Bongi, uno dei più antichi negozi fiorentini del settore, che si trova nel cuore di Firenze, in via Por Santa Maria, proprio di fronte allo storico mercato del Porcellino. Oggi l’attività che vanta un brand tutto suo, simbolo del made in Italy, è gestita da Arturo Moretti, la quarta generazione. Lui, che insieme alla madre Elisabetta Bongi, tiene alto il nome che la storica insegna ha conquistato nel mondo, è stato costretto a chiudere e spostare la sede dell’attività. A causa dell’aumento costante del canone di locazione entro la fine del mese lo storico esercizio si sposterà in via Calimaruzza 8-10 rosso.
"E’ un trasloco forzato – sottolinea Moretti – ma non avevamo altra scelta per rimanere in piedi. L’affitto è costantemente aumentato e con il nuovo rinnovo avremmo avuto un ulteriore rincaro del 40%. Difficile da sostenere per un’attività già stremata da due anni di emergenza sanitaria". Dopo quasi cento anni la bottega, che ha aperto nel 1926 in via Vacchereccia per poi spostarsi pochi anni dopo nell’attuale sede di via Por Santa Maria, cambia casa. "Traslochiamo in un fondo di proprietà, in via Calimaruzza. Possiamo ritenerci fortunati perché non dovremo più fare i conti con la voce affitto ma è una strada di minor passaggio turistico. Sarà dura, anche se lavoriamo oramai con uno zoccolo duro di clienti fiorentini e non solo. Persone che ci raggiungono da tutta Italia".
In attesa dall’inaugurazione della nuova sede, l’Ottica Bongi sta effettuando una promozione con sconti fino al 50% che terminerà il 26 marzo, il giorno a partire dal quale il negozio chiuderà brevemente al pubblico per riaprire il 7 aprile. "Credo che il nostro trasloco sia un po’ una sconfitta per tutta la città – riprende Moretti -, se non si fa qualcosa, se non si interviene per tutelare le botteghe storiche, rischiamo di ritrovarci tra non molto in strade tutte uguali. Come è già successo in tanti centri d’arte e in altre vie fiorentine". Il riferimento poi è alla città mangificio. Sono pochi gli storici che resistono, stretti tra le bandierine di Coca Coca, schiacciate e panini già pronti, palazzi storici trasformati in depositi bagagli. Basti pensare che nel centro di Firenze, porta d’ingresso per milioni di turisti ogni anno, dal 2012 al 2022 hanno chiuso ben 320 attività.
Secondo i dati di Confcommercio Firenze, in termini percentuali, nel cuore della città hanno abbassato la saracinesca il 18% di negozi mentre nei quartieri al di fuori delle mura storiche il 16%. "Il covid ha fatto capire a tutti che per sopravvivere bisogna puntare sulla qualità – conclude -. Se non si interviene, rischiamo di perdere tutti i sacrifici fatti".