di Fabrizio Morviducci
FIRENZE
Bollette da incubo. Le imprese dell’area fiorentina devono fare i conti con il caro energia. E rivolgono un appello alle istituzioni centrali: "Intervenire subito con una politica di sostegno e con un piano energetico adeguato o sarà troppo tardi". Due storie emblematiche di quello che sta accadendo. La prima è quella di Pietro Chirico, vice presidente della sezione turismo di Assosistema Confindustria e quindi in rappresentanza dell’intero comparto delle lavanderie industriali che offrono il servizio di noleggio e sanificazione della biancheria per hotel e ristoranti. "Tanto per dare qualche numero – racconta Chirico – in azienda pagavo 12 mila euro di gas nel dicembre 2019. A dicembre 2022 sono stati 72mila. E sono numeri che valgono per me che ho 100 dipendenti, ma anche per le aziende del consorzio delle lavanderie industriali. Una situazione assurda, con l’aumento dei costi e il calo del turismo per la pandemia. L’allarme nazionale è particolarmente forte a Firenze, come confermato da esponenti del Consorzio Lavanderie Toscane, in quanto città d’arte sta subendo maggiormente l’assenza del turismo internazionale".
Il settore delle lavanderie industriali conta circa 300 aziende per un fatturato complessivo che nel 2019 ammontava a circa 660 milioni di euro. Dall’inizio della pandemia, si stanno registrando delle drastiche contrazioni: nel 2020 i milioni di euro che il settore ha perso sono stati 396, mentre nel 2021 stimiamo una perdita di altri 350 milioni ovvero ancora il -53% dei volumi del 2019. L’aumento incontrollato dell’energia e delle materie prime sta creando enormi disagi alle imprese dal momento che gli incrementi dei costi stimati (leggendo i dati pubblici offerti anche dall’Istat) portano a una crescita dei costi dal 20% al 25% che diventano insostenibili in assenza di un intervento del governo. Il governo è intervenuto sulle aziende energivore tagliando però fuori tutte quelle realtà sulle quali l’energia elettrica e il gas hanno comunque un peso rilevante e che purtroppo si trovano a fronteggiare questi incrementi senza una vera leva per poter rivedere i prezzi.
Ma anche le aziende energivore hanno di che lamentarsi. A delineare il quadro, Monia Benazzi, amministratrice della Gielle, società meccanica di precisione con sede a Scandicci. Un’azienda con 21 dipendenti e macchinari a controllo numerico sempre in attività. "L’accordo firmato a livello centrale – dice l’imprenditrice – prevede il taglio dalla bolletta degli oneri e i servizi di rete. Ma da solo non serve a risolvere i problemi. L’incremento nei costi è cominciato l’estate scorsa. In particolare il costo dell’energia elettrica è passato da 0,19 euro per Kilowattora di giugno a 0,43 di dicembre. Il risultato? Da 4.200 euro al mese di bolletta, siamo passati a 10.200. Abbiamo un problema generalizzato, a livello centrale. E non abbiamo la percezione che finisca. Occorre gestire questi costi per mantenere la produzione. Altrimenti rischia il sistema paese".
E i costi energetici si tirano dietro nella crisi anche il comparto dell’auto. E’ quanto emerge dalle indagini che ha fatto Confartigianato Imprese Firenze tra i propri soci del settore auto, comparto che sta vivendo un momento di difficoltà. "Il 2022 – ha detto il segretario, Jacopo Ferretti - non è partito bene: a gennaio, in Italia, sono state immatricolate 107.814 auto, con un calo del 19,7% rispetto allo stesso mese del 2021 e del 34,8% rispetto al 2019".