
Il maccherone gigante (New Press Photo)
Firenze, 6 settembre 2014 - Il maccherone gigante non passa inosservato. Ruba la scena alla colonna dell’Abbondanza, svetta più alto dell’arcone di piazza della Repubblica e magnetizza lo sguardo. E’ il maxi cartellone pubblicitario di una nota marca di pasta comparso tre giorni fa in piazza della Repubblica sullo stabile che ospita il caffè Donnini, da marzo sottoposto a lavori di rifacimento della facciata. Un cazzotto nell’occhio per qualcuno. «E’ il marketing bellezza» risponderebbe qualcun altro. A parlare chiaro sono i numeri: l’affitto del pannello pubblicitario, varrebbe più di 15mila euro al mese. Una cifra vitale per assorbire i costi dei lavori dello stabile su cui pesano tutti gli oneri di essere al centro del salotto buono di Firenze. A non convincere i fiorentini però sono i tempi con cui la maxi pannellatura pubblicitaria è comparsa. «Le impalcature e gli spazi pubblicitari sono comparsi a marzo — raccontano i residenti — mentre i lavori veri e propri sono iniziati a fine giugno».
Il maccherone gigante infatti è solo l’ultimo di una lunga serie di pubblicità comparse negli ultimi mesi in piazza della Repubblica. La prima di genere alimentare. E forse per questo la più appariscente. Ma il ritardo di oltre 60 giorni nel via al cantiere ha fatto nascere un dubbio legittimo. «Possibile — dicono — che si sia voluto fare cassa in attesa di coprire tutti i costi?». Dietro i lavori a rilento in realtà si nasconde la mancata fruibilità al cantiere concessa da Palazzo Vecchio a causa dell’invasività delle impalcature, relative a una strada tergale. E arrivata poi soltanto alle porte dell’estate. Che però non ha impedito la comparsa dei pannelli da marzo. «La scelta delle pubblicità — spiega David Risoluti, titolare del caffè Donnini — però avrebbe potuto essere sottoposta a qualche tipo di filtro. I commercianti pagano fior di tasse in suolo pubblico e tutela dell’immagine ed è giusto che le stesse regole valgano per tutti». Sulla stessa lunghezza d’onda molti fiorentini. «La misura è colma — brontola qualcuno — adesso siamo pronti per vedere apparire le immagini di qualche sapone intimo e poi abbiamo fatto bingo».
Lunga la collezione di lenzuoli pubblicitari anti-crisi comparsi negli ultimi 5 anni in riva d’Arno. A partire da quello di Esselunga che nel 2009 sostenne economicamente il restauro del corridoio Vasariano e «apparecchiò» Ponte Vecchio con un maxi pannello di posate che oscuravano la visione del gioiello fiorentino. Tempesta di polemiche e via le posate pochi giorni dopo. L’ultima «lenzuolata» è toccata invece al Battistero che a luglio ha subito la fasciatura con i colori e le immagini dei foulard di Emilio Pucci, l’inventore delle sfilate modaiole. La pubblicità è stata fatta sparire per mano dello stesso Nardella dopo le polemiche sollevate dallo storico Adriano Prosperi che accusò l’amministrazione di «sfruttamento della bellezza». Infine la torre della Zecca, sull’omonimo lungarno, ancora avvolta dalla pubblicità.