
di Lisa Ciardi
Si chiamano cartoni, ma non vanno nella carta. Sono i contenitori utilizzati per i liquidi, soprattutto alimentari, come latte, succhi di frutta o vino. Si tratta di confezioni realizzate in tetrapak e altri poliaccoppiati: in parole più semplici unendo strati di carta, alluminio e plastica. Per questi ’cartoni’ esistono modalità di raccolta diverse da una zona all’altra d’Italia e le stesse diciture riportate sulle confezioni possono confondere. Un lettore per esempio ci ha segnalato che sul cartone del latte è riportata la dicitura CPAP 81 (poliaccoppiati), seguita dall’indicazione ’carta’. Questo potrebbe indurre a buttare la confezione nella carta, ma poco più in basso una seconda scritta invita a "Seguire le regole del proprio comune per un corretto smaltimento". Questo perché in tante aree d’Italia questo materiale va effettivamente nella carta, ma non in Toscana: qui il tetrapak va con il multimateriale e la plastica (che comprende plastica, alluminio e, in alcuni casi, anche vetro). La regola vale anche nel territorio gestito da Alia, ovvero a Firenze, Prato, Pistoia, benché fino a quattro anni fa la zona pratese facesse eccezione. Altri poliaccoppiati più sottili, come le buste dei biscotti, vanno invece nella carta perché lo spessore rende troppo complesso e poco conveniente dividere i vari strati di materiali.
Ma perché la scelta toscana di trattare a parte il tetrapak?
"Questo materiale è composto per il 75% da cellulosa di ottima qualità, per il 21% da plastica e per il 4% da alluminio – spiegano da Revet – e in Toscana abbiamo un impianto, la Lucart di Diecimo (Lucca), in grado di trattarlo. Dato che le fibre di cellulosa usate per questi contenitori sono pregiate, è stato deciso di puntare a un recupero mirato". Se riciclato insieme ad altri tipi di carta, il tetrapak dà origine a un materiale cartaceo di scarsa qualità. Trattandolo a parte (e separando plastica e alluminio) invece si possono recuperare fibre ottime per il settore "tissue" ovvero per fabbricare fazzoletti, tovaglioli, carta igienica e simili: prodotti con un valore economico molto più alto.
Dopo essere stato raccolto da Alia e dagli altri gestori toscani, il tetrapak viene inviato a Pontedera, nell’impianto Revet, che ne tratta ogni anno circa 2300 tonnellate (l’80% della raccolta toscana). Qui viene separato dagli imballaggi in plastica (polistirolo incluso), alluminio, acciaio e, se presente, anche vetro. Poi, il solo tetrapak va alla Lucart che, con una specifica lavorazione, separa le fibre di cellulosa. Infine, carta, plastica e alluminio iniziano il percorso per la loro seconda vita in nuovi prodotti.