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Casa Rider a Firenze. A fare da apripista è stata Napoli. Poi sono seguite Palermo, Genova, La Spezia, Modena e Torino
Firenze, 10 febbraio 2025 – Non è più un ’lavoretto per studenti’. Dimentichiamoci dei fuorisede che per racimolare qualche soldino e non pesare sulle spalle dei genitori, fanno consegne. Erano altri tempi. Il lavoro del rider ha condizioni così difficili da sostenere che sono perlopiù stranieri quelli “disposti” a farlo, non senza qualche rivendicazione, vedi lo sciopero di fine gennaio scorso. A dirlo sono i sindacati, che hanno il polso della situazione di una professione sempre più al centro delle polemiche. “Di italiani sono rimasti in pochi – spiega Mattia Chiosi della Nidil Cgil Firenze –. Al sud Italia ce ne sono di più, anche tra chi è in cassa integrazione come alcuni lavoratori dell’ex Ilva. Ma al centro nord sono quasi tutti immigrati”.
Arrivano dal Pakistan, dall’Asia Meridionale in generale, dal Bangladesh, qualcuno dalla Nigeria e dall’India, o dalla Somalia. Rigorosamente in bici, percorrono chilometri e chilometri, che ci sia la pioggia o il sole cocente se qualcuno chiama loro rispondono. Anche perché se non lo fanno perdono punti agli ’occhi’ della piattaforma e quindi soldi, perché un maggior punteggio, su cui pesano l’affidabilità e la disponibilità, consente di accalappiarsi la fascia oraria più remunerativa. E già di per sé i guadagni non sono proprio il massimo.
A fare lo stipendio sono sostanzialmente il numero di consegne effettuate e la distanza percorsa. C’è un però: se da una parte è aumentato il raggio di azione, quindi il territorio percorribile, dall’altra sono diminuite le paghe. “Oggi è intorno a 2 euro e 80 centesimi a consegna per i rider di Glovo e 3,70 per Deliveroo. Poi a seconda della distanza la paga aumenta e il sabato viene pagato di più grazie ai bonus” spiega il sindacalista. Attenzione a non superare i 10 euro all’ora, alcune piattaforme non lo consentono, e infatti è per questo che ci sono sempre meno motorini in giro per le consegne, perché semplicemente non conviene. Anche perché stiamo parlando di pagamenti a cottimo, quindi se non ci sono ordini non si guadagna. Poco importa se il rider è disponibile.
Quei tempi di attesa non gli torneranno indietro, in nessun modo. A volte sono molto lunghi, trascorsi perlopiù in parchi, parcheggi, sulle panchine. Per fortuna in alcune città italiane, l’ultima in ordine cronologico è Firenze, sono nate realtà come “Casa rider”. La prima è stata a Napoli, sono seguite poi quelle di Palermo, Genova, La Spezia, Modena, Torino (in ordine sparso). In quella del capoluogo toscano i rider hanno a disposizione un posto dove poter fare una pausa nei tempi morti, quindi rifocillarsi, banalmente andare in bagno. In teoria, stando agli accordi, avrebbero diritto di farlo presso gli esercenti, ma non è sempre così, anzi spesso diventa una battaglia anche poter avere una bottiglietta di acqua nei periodi più caldi. A Casa Rider trovano anche supporto per le questioni burocratiche, dai documenti per il permesso di soggiorno alle dinamiche di blocco degli account, ovvero un licenziamento a tutti gli effetti. I motivi per cui vengono ’bloccati’ sono vari: anche se rifiutano troppe consegne, ad esempio. Uno spazio, in sostanza, dover poter ricaricare le pile personali e quelle delle bici, nonché ripararle in caso di problemi. Se i mezzi si rompono, se la devono vedere da soli. Sono bici professionali, che possono arrivare a costare anche 3mila euro, con cui fanno oltre 100 km al giorno.
“Le piattaforme si curano dei ristoratori e dei clienti, che sono gli strumenti di profitto – conclude Chesi - il rider è l’ultima ruota del carro. Lo si vede nella mancanza di tutela in caso di infortuni sul lavoro, molto frequenti, in caso di malattia, o addirittura aggressioni”. Capita di frequente, a Firenze ma anche in altre città, che vengano presi di mira da baby gang nel tentativo di rubargli la bici. La rete di protezione se la creano da soli: basta un messaggio sul gruppo whatsapp e chi è nei paraggi raggiunge il collega aggredito. “Una difesa non violenta” assicurano. Anche perché, in caso contrario, sono loro ad avere qualcosa da perdere.