di EMANUELE BALDI
Cronaca

"No ai fascisti a scuola". E il confronto viene annullato

Denuncia della Cgil, i candidati rinunciano all’evento che si sarebbe dovuto tenere al Marco Polo. Scoppia la polemica

La presentazione della lista di CasaPound

La presentazione della lista di CasaPound

Firenze, 11 maggio 2019 - Casapound a scuola non s’ha da fare, sentenzia la Cgil. E serve così a sorpresa sul tavolo di una campagna elettorale fin qui soporifera un caffè doppio che spalanca gli occhi e fa scrocchiare decine di dita ‘candidate’ a Palazzo Vecchio d’improvviso pronte a digitare, in un venerdì sonnacchioso, note e dispacci al veleno via mail e WhatsApp. Salta il confronto fisico, impazza quello virtuale.

Ma facciamo un bel passo indietro. Premessa: per giovedì 23 maggio è (anzi era) in programma, all’auditorium di San Bartolo a Cintoia, un incontro di presentazione agli studenti dell’Itt Marco Polo dei nove candidati sindaco. Come l’ha saputo, la Cgil ha aperto il fuoco (in senso figurato s’intende). Perchè a quel dibattito avrebbe dovuto prendere parte anche Saverio di Giulio, candidato di CasaPound che per il sindacato, durissimo nei toni, è «un’organizzazione dichiaratamente fascista, omofoba, razzista e xenofoba». «Per la nostra Costituzione – si legge nella nota diffusa ieri – CasaPound dovrebbe essere smantellata e invece una comunità educante seria, importante e impegnata, pensando di onorare il proprio ruolo, le fornisce un microfono, una platea di diciottenni e ben mezz’ora di tempo per parlare». Da qui l’appello ai candidati «che si dicono antifascisti, di non partecipare». La prima ad alzare la mano e a dire ok è Antonella Bundu: «Non andremo» posta su Facebook la candidata della Sinistra perché «il fascismo non è un’opinione ma un crimine, e riteniamo che organizzare un incontro così in una scuola sia particolarmente grave». A ruota Dario Nardella: «Ho riflettuto molto e ho deciso di non andare, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti. Scriverò una lettera agli studenti dell’Itt per spiegare le mie ragioni». E ancora: «Mi sono già scusato con il preside, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti agli atteggiamenti fascisti e razzisti dei militanti di Casapound a Casal Bruciato né possiamo tapparci le orecchie rispetto alla definizione di “cittadinanza per discendenza” che il candidato fiorentino ha dato all’ultimo confronto, parole che rievocano le discriminazioni di razza».

A questo  punto, vista la malaparata, il dirigente scolastico Lodovico Arte ha preso la cimosa e cancellato l’appuntamento spiegando ai candidati che erano «venute meno le condizioni di equa rappresentanza di tutte le parti politiche».

A ruota Mustafa Watte ha messo il suo ‘Punto e a Capo’ sulla faccenda dicendosi «contento che il preside abbia annullato l’iniziativa» perché «noi la pensiamo come Pertini: il fascismo non è un’opinione, è un crimine».

E il centrodestra? Ubaldo Bocci non perde tempo e azzanna così, sarcastico: «La sinistra fiorentina ci regala un’altra grande lezione di democrazia e di tolleranza». Per Bocci l’incontro era «un’idea dall’altissimo valore civico, che la sinistra ha voluto buttare in caciara ideologica». Bocci, forse per la prima volta, punge forte quando dice che Nardella e Bundu «hanno eseguito le consegne della Cgil». «Le idee di Di Giulio non mi appartengono – conclude – Ma le idee, soprattutto quelle distanti da noi, si confutano, non se ne chiede la censura». La faccenda è sfaccettata e arriva a toccare il paradosso quando Gabriele Giacomelli, del Partito Comunista – distanza siderale da CasaPound – risponde così: «Se ci sarei andato? Certo che sì, i fascisti vecchi e nuovi non si sconfiggono con il boicottaggio ma battendoci per i diritti sociali. Se ci sono loro è colpa di una certa sinistra....». Laconico il pentastellato Roberto De Blasi: «Anch’io sarei andato per avere un confronto con i giovani», pungente Fabrizio Valleri, Libera Firenze: «CasaPound? Si pensasse ad applicare la Costituzione anziché cancellare i dibattiti». Anche il verde Andres Lasso, per il quale «a CasaPound non dovrebbe essere permesso di candidarsi» sarebbe andato a San Bartolo perché sarebbero state «proprio le parole e le idee dei ragazzi a mettere in ridicolo le posizioni reazionarie».

Di Giulio, pomo della discordia, aspetta che tutti abbiamo detto la loro e poi affonda il colpo accusando chi ha deciso di sottrarsi al confronto di «offendere gli studenti» nonché di «dimostrare di non avere argomenti». «C’è un tentativo - dice - di spostare i contenuti di questa campagna elettorale dalle proposte concrete per i cittadini alla contrapposizione ideologica. CasaPound non cadrà in questo squallido giochetto».

Emanuele Baldi