di Pietro Mecarozzi
A terra i resti di una pipetta per il crack. Poco distante, da quello che sarebbe il parchetto giochi per bambini, si alza una nuvola densa di fumo dall’intenso odore di cannabis. Sono le quattro di martedì pomeriggio: il sole splende in cielo, mentre al parco delle Cascine (ormai da anni) è buio profondo. Nel polmone verde si può essere a Zurigo e a Dakar senza muoversi da Firenze. E superando i più banali luoghi comuni di carattere etnico: ci sono giovani extracomunitari a passeggio, e italiani che spacciano, mendicano, sopravvivono. Due mondi che si vedono, ma non si parlano, non interagiscono mai. O quasi mai.
Negli ultimi tempi, però, in pochi ormai vanno al parco per una passeggiata. E basta fare un giro all’interno per capire il perché. Ventiquattrore su ventiquattro, sette su sette, il supermarket della droga è sempre aperto. Si può trovare di tutto, dalla marijuana all’eroina. I pusher sono sempre lì, sulle panchine, puoi stare senza vederli fare nulla per ore. Una bottiglia di birra in mano, pochi denti in bocca. Molti sono vestiti da rapper americani, felpa con cappuccio pure d’estate, berretti da baseball, due telefonini, cuffie nelle orecchie e uno zainetto sulla spalla. Sono per di più stranieri che, secondo quanto raccolto dalle forze dell’ordine, si sono divisi zone e fette di mercato: ai nordafricani hashish e cannabis, a senegalesi e nigeriani eroina e cocaina. Poi ci sono gli outsider, ovvero gli insospettabili che giocano da soli e non hanno padroni. Sono tutti lì, in attesa del cliente, coperti alle spalle da sentinelle sparpagliate nei punti di ingresso del parco, pronte a segnalare movimenti sospetti e possibili blitz.
Come è avvenuto ieri, quando una squadra operativa della Guardia di Finanza – che abbiamo seguito durante tutta l’operazione –, munita anche di unità cinofila, ha perquisito due individui attenzionati poco prima dai colleghi in borghese durante un giro perlustrativo. L’operazione rientra nel programma di controllo del territorio che le forze di polizia fiorentine hanno adottato per arginare l’escalation di microcriminalità. Poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della Municipale vengono impiegati per un monitoraggio più capillare delle aree calde della città: Fortezza, Cascine e Stazione.
Il risultato? I due fermati dai militari delle fiamme gialle non avevano niente con sé, ma poco distante è stato rinvenuto dal cane un piccolo teschio di gomma che, come uno scrigno, aveva al suo interno un pezzo di hashish. Tutto intorno, nel frattempo, il fuggi fuggi generale. Chi era seduto sulle panchine in attesa del compratore ha girato i tacchi e magari nascosto le sostanze tra i cespugli o addirittura tra i rami e le foglie degli aceri, ci spiegano i militari.
Un copione visto e rivisto: "È diventato il loro territorio, si sono attrezzati ed è sempre più difficile trovarli con della droga addosso", ci spiegano. I controlli intanto proseguono: il cane anti-droga si ferma a ogni passo ’segnalando’ bustine e cartacce che con molte probabilità hanno contenuto degli stupefacenti. Spunta anche qualche cucchiaio annerito dalla fiamma di un accendino, e un nascondiglio con decine e decine di mazzi di chiavi, "trovate al’interno di zainetti rubati o nelle macchine durante i furti e poi abbandonati".
Storia diversa invece alla fermata della tramvia Strozzi-Fallaci, diventato una sorta di drive-in della droga. Non serve neanche scendere dal mezzo: soldi alla mano basta un cenno e lo scambio avviene alla pensilina in pochi minuti. "Anche sulla tramvia è difficile beccarli, e ci sono sempre più denunce contro ignoti", concludono i militari. Per non parlare dei pochi che ’beccano’ e viene subito rimesso in libertà per lieve entità del reato. "Lo hanno capito anche i pusher, si sentono impuniti e padroni della zona".