REDAZIONE FIRENZE

Cascine, lite finisce a colpi di pistola Panico alla fermata della tramvia

I due spari sarebbero stati esplosi da un poliziotto di 47 anni fuori servizio dopo un diverbio con un giovane. L’agente e la compagna arrestati dai carabinieri per resistenza durante la perquisizione a casa. Ipotesi droga

La sparatoria alle Cascine avvenuta lo scorso maggio

La sparatoria alle Cascine avvenuta lo scorso maggio

Due spari di pistola alle Cascine, ieri prima delle 9, a un centinai di metri dalla fermata ‘Monni’ della tramvia. Due colpi sparati sembra da un poliziotto della questura con la propria arma d’ordinanza. Attimi di paura, l’arrivo in forze dei carabinieri e di un’ambulanza e subito si riapre la ferita della sicurezza in questa parte di parco, che i fiorentini vorrebbero tanto godersi in pace e sicurezza. E invece...

Il poliziotto non era in servizio. E’ arrivato in viale degli Olmi su uno scooter. Assistente capo, 47 anni, da febbraio a Firenze proveniente dalla Questura di Rimini, in servizio al corpo di guardia in attesa di essere assegnato ad altro incarico, si è incontrato con un gambiano di 22 anni. Un sospetto spacciatore. Uno dei tanti africani che pullulano alle Cascine giorno e notte. Che ’offrono’ droga impunemente, ammiccando a chiunque passi di lì: magari proprio per comprarla, succede spesso, o anche solo per fare jogging, passeggiare lontano dallo smog. Non senza disagio. Ci è mancato poco che ieri mattina qualcuno si trovasse in mezzo a una sparatoria.

Lo strano, ancora in parte misterioso incontro tra il poliziotto e il giovane poche decine di metri prima della curva che porta verso il Ct Firenze. Che cosa sia accaduto, che cosa si siano detti, che cosa abbia scatenato il litigio e l’aggressione, è ancora in buona misura da decifrare. In sintesi: il poliziotto avrebbe affrontato duramente il gambiano, questi avrebbe reagito e sarebbe stato ’punito’ con un colpo di coltello, una sferzatina data dall’agente tra la guancia destra e il mento del 22enne. In difficoltà per la reazione del giovane, più probabilmente per l’accorrere di suoi amici, il poliziotto avrebbe allora sparato per disimpegnarsi, fuggire. Ma tutto è ancora in in buona parte da decifrare. I carabinieri del nucleo investigativo – coordinati dal pm Alessandro Piscitelli – sono molto cauti su dinamica e movente. Non bastano le ammissioni del gambiano sul fatto che lui e l’agente si conoscano. E che cosa li leghi. Dopo l’iniziale ritrosia ha dato risposte e dettagli più precisi, importanti. C’è un rapporto preesistente tra i due. Tra chi ha sparato e il ferito. Né però può bastare solo la sua narrazione dell’episodio cruciale. Anche se magari corroborata da telecamere pubbliche. Riserbo quanto meno fino all’udienza di convalida in Tribunale: il poliziotto infatti è stato arrestato con la sua compagna, per resistenza ai carabinieri (ferita una militare, 4 giorni di prognosi) andati a perquisire il suo appartamento per recuperare la Beretta calibro 9 in dotazione alle forze dell’ordine, sottoporla ad esame balistico, stabilire se i colpi sono (come si crede) partiti da quella pistola. E come a mani libere o bloccate dall’avversario; se in alto, "in aria" come è stato detto. O se invece i 2 proiettili "parabellum" hanno seguito traiettorie pericolose. Ad altezza d’uomo. Tra il primo e il secondo colpo sarebbe passato qualche secondo. Accurati i rilievi dei carabinieri scientifici in cerca dei bossoli e del coltello nel vialetto interno, nel ristretto ’quadrante’ dove in rapida successione ci sono stati alterco, aggressione, ferimento lieve del gambiano, sparatoria. A distanza, fuori dalla scena del crimine, cani antidroga della polizia a setacciare la zona.

La perquisizione per cercare altro di compromettente. Droga, forse. Non ne è stata trovata, però un fatto così sconcertante deve essere messo a fuoco. Cosa ha indotto l’agente ad affrontare un sospetto, e non per motivi di servizio? Si teme che sullo sfondo ci sia la droga. Cocaina, per uso personale. Più intoppi, guai, un procedimento disciplinare, non è chiaro se causa del trasferimento da Rimini.

Quali che siano gli sviluppi, essi non devono ricadere a livello di immagine e operativo sulla Questura fiorentina. L’episodio, inquietante, è qualcosa di assai diverso rispetto – per dire – a una situazione radicata, protrattasi negli anni.

giovanni spano