GurrieriA cura di Laura Melosi, l’editore Olschki ha pubblicato un (primo) volume, “Abitare il Genio / Per un Atlante delle Case d’Autore”. Tema affascinante che consente di prendere una diversa confidenza con scrittori, poeti e artisti, visti appunto nella intimità della loro residenza. Residenza, abitazione, casa, percepita come luogo fisico, creativo, la cui intimità può non essere estranea all’ispirazione narrativa e lirica. La “domus” insomma, che da sempre con i suoi mutamenti ha interpretato la cultura e la civiltà di chi l’ha abitata, diviene oggetto di studio per accompagnare la confidenza col personaggio con cui si identifica, divenendo, appunto, “Casa d’Autore”, guadagnandosi la notifica di ‘bene culturale’.
Firenze aveva già avuto un primo scrutinio in questo senso, se pur più affidato alla passione letteraria più che ad una sistematicità catalografica con Andrea Cecconi nel suo volume “Le case della memoria / Un itinerario letterario nella Firenze del ‘900” (2009). Costì, erano presenti numerosi scrittori, accompagnati da una scheda biografica e da una foto della Casa. Da Bargellini a Bilenchi, da Bigongiari a Bo, da Landolfi a Vittorini e Zagarrio, solo per citarne alcuni. Così può esser divertente seguirne e inseguirne il migrare di alcuni (Bonsanti ad esempio, in via Foscolo, via Vittorio Emanuele II, via Puccinotti, via Bolognese, Costa San Giorgio).
Carlo Bo, laureatosi a Firenze in letteratura francese, fu nel pensionato dei Gesuiti nei pressi della Madonna della Tosse, poi in piazza d’Azeglio, sopra l’abitazione di Guido Mazzoni. Del volume di Olschki è già preziosa la bibliografia (curata da Valentina Pagnanini). Spicca fra tutte la casa-residenza di Carlo Bo a Urbino: lasciata Firenze si porterà a Milano e poi, definitivamente a Urbino nel Palazzo Passionei Paciotti ov’è ospitata la sua biblioteca ricca di più di centomila volumi, sede dell’attuale “Fondazione Carlo e Marise Bo”.