di Antonio Passanese
FIRENZE
Dopo i numerosi appelli alle istituzioni, una petizione che ha raccolto mille firme, vari sit-in e un profluvio di comunicati di protesta, il comitato Palazzo del Podesta del Galluzzo passa alle carte bollate. "Abbiamo deciso di diffidare tutti coloro che non hanno risposto alle nostre denunce nei tempi prestabiliti dalla legge: dal sindaco Nardella alla Prefettura fino alla Soprintendenza", fa sapere Tommaso Pacciani, presidente dell’associazione che riunisce decine di galluzzini. Pomo della discordia, la realizzazione di otto appartamenti proprio nell’antichissimo Palazzo del Podestà, "divenuto l’oggetto di un vero e proprio processo di privatizzazione mascherato da virtuoso intervento di welfare".
La gestione degli appartamenti – che avranno un ampiezza tra i 50 e i 60 metri quadrati – è stata affidata dal Comune di Firenze a una cooperativa (Moro del Podestà) che potrà usufruirne per un massimo di trent’anni. Poi quelle case dovranno essere restituite a Palazzo Vecchio che provvederà ad assegnarle a chi ne avrà bisogno. "L’atteggiamento del primo cittadino ci amareggia ma non ci scoraggia, il silenzio delle istituzioni sarà il campo su cui spargere il seme della nostra rabbia e far crescere la pianta della nostra voce – afferma Pacciani – Davanti ai cittadini di Firenze ci impegniamo a non fare nessun passo indietro e li invitiamo a sostenere le nostre attività".
Attraverso le diffide, quindi, il comitato spera di bloccare i lavori (che continuano ad andare avanti) così da restituire il bene alla comunità per trasformarlo in un luogo di aggregazione e culturale per tutto il borgo: tra le proposte troviamo un centro anziani, uno spazio espositivo, un presidio medico, una biblioteca e anche la possibilità di ospitare alcune classi del liceo Rodolico. "Da oltre un anno siamo vittime di un sopruso, da oltre un anno l’aria delle nostre tranquille domeniche è squassata da colpi di martello e di scalpello: colpi che, pezzo dopo pezzo, stanno snaturando il monumento simbolo di una comunità".
L’associazione dei galluzzini ha mostrato preoccupazione anche perché "i membri della cooperativa Moro del Podestà fungeranno da muratori per fare i lavori. Questo ci preoccupa dal momento che molti non sono muratori di professione. Il tutto viene spacciato per restauro conservativo, come se la creazione di otto appartamenti in un edificio del Duecento non ne modificasse radicalmente la struttura originaria, bensì la ripristinasse". Il capogruppo di Fdi a Palazzo Vecchio Alessandro Draghi – l’unico, in Consiglio comunale, ad aver risposto agli appelli del comitato – ha ricordato che "la petizione è stata mandata a tutti i gruppi politici" in Comune senza però sortire alcun effetto. Ora se ne farà carico lui per portare all’attenzione del Salone de’ Dugento ciò che sta accadendo. Ma soprattutto per "salvare un edificio, assieme alla collezione di stemmi che campeggia sulla facciata", che rappresenta, insieme alla Certosa, l’essenza di quello che fino agli anni Trenta era Comune a sè per poi essere inglobato in Firenze.
Attraverso la petizione "più di mille cittadini hanno potuto esprimere il loro dissenso nei confronti della delibera che ne autorizza i cantieri – conclude il presidente Pacciani – Più di mille persone hanno chiesto al sindaco Dario Nardella di far cessare una simile infamia. Ma si continua a far finta di nulla per questo abbiamo deciso di procedere con le diffide, nella speranza che non si continui a ignorare la nostra volontà".