Caso Multiutility. Il fronte centrodestra. Tomasi: "Scelte ai sindaci su nomine e investimenti"

Esce allo scoperto il primo cittadino di Pistoia dopo le tensioni interne al Pd "Grave che si pensi di togliere e mettere persone in base al gradimento del partito" .

Caso Multiutility. Il fronte centrodestra. Tomasi: "Scelte ai sindaci su nomine e investimenti"

Esce allo scoperto il primo cittadino di Pistoia dopo le tensioni interne al Pd "Grave che si pensi di togliere e mettere persone in base al gradimento del partito" .

I mal di pancia di un centrodestra a trazione Fratelli d’Italia intorno alla Multiutility, che bacchetta il Pd sull’ingerenza rispetto alla governance attuale, arrivano per bocca di Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, unico comune all’opposizione in Toscana dentro Alia, ma sopratutto candidato in pectore alla guida della Regione. Tomasi ha aspettato i tre giorni di nervi tesi tra nardelliani (l’ex sindaco promotore del progetto insieme all’ex collega Biffoni) e l’ala dura e pura del Pd di Emiliano Fossi - che vede la quotazione in Borsa come il fumo negli occhi –, e poi è uscito allo scoperto, in vista dell’Assemblea della Multiutility del 23-24 settembre.

Il sindaco meloniano è consapevole che sarà il patto tra Sara Funaro e Ilaria Bugetti, sindache di Firenze e Prato, a fare la differenza, e che comunque, al momento, la decisione dello sbarco a piazza Affari non è l’unica priorità. Ma non ci sta a vedere la multiservizi in mano a "logiche di partito". Tantomeno al solo centrosinistra. Pistoia è sola. Nel Senese si è verificato una doppia impasse: sul fronte politico, per il no alla quotazione indicata dal nuovo corso del Pd, e tecnico per la bocciatura da parte della Corte dei Conti alla delibera-pilota adottata da Torrita.

Ma c’è da chiarire che se Siena-capitale è targata centrodestra, i 33 comuni della provincia sono governati dal centrosinistra. Arezzo invece resta sull’uscio: ha un patto di sindacato (Coingas-Alia) ma non ha conferito le azioni. E adesso con lo spettro di un nuovo asset il manager aretino Francesco Macrì, in quota FdI, e soprattutto presidente di Estra di cui fanno parte l’Aretino e il Senese, oltre a Prato, confida ai suoi un certo nervosismo anche a causa dei distacchi di personale, nonostante fosse tra i primi sponsor della società regionale politicamente trasversale.

A dettare la linea è Tomasi: "La gestione della Multiutility, e più in generale i servizi pubblici in campo ambientale, idrico ed energetico – attacca – non può essere in balìa di una guerra interna al Pd e delle logiche di partito. Noi abbiamo aderito all’idea della Multiutility con un unico obiettivo: migliorare i servizi, abbattere le tariffe che gravano sui cittadini e trovare le risorse per la transizione ambientale. Non sembra, leggendo gli articoli di stampa, che il Partito democratico abbia ben chiaro tutto questo", rincara la dose. "È grave il fatto che il Pd pensi che le decisioni strategiche debbano passare sopra la volontà dei Comuni, dei territori e dei sindaci. Ancor più grave che si pensi di togliere e mettere persone in base al gradimento del partito. Chi guida una società deve essere scelto per competenza. Siamo già vent’anni in ritardo rispetto ad altre Regioni, amministrate dal centrosinistra, come ad esempio l’Emilia Romagna con Hera". Il riferimento, nemmeno troppo velato, è alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi rispetto alle critiche dell’area schleiniana sull’operato dell’Ad Alberto Irace rispedite al mittente, almeno sul merito, da Nardella. Tomasi critica anche la "carenza di impianti", dopo il no di Empoli, "che hanno portato ad avere un servizio inefficiente a costi altissimi" mentre ritiene importante "interrompere l’acquisizione di impianti e quote societarie da parte di soggetti che arrivano da fuori regione e che ci rendono dipendenti ed economicamente più deboli". Sembra che nel mirino del sindaco ci sia la partita Iren, e non solo.

"E’ il momento di lavorare per favorire l’ingresso di altri Comuni nella multiservizi ed è evidente che le discussioni di partito non siano di aiuto in questo processo, il cui cardine deve rimanere la valorizzazione dei singoli territori e il potenziamento dei servizi. Ho lavorato affinché, appunto, ci fosse una vera rappresentanza territoriale, anche di coloro che hanno percentuali basse di partecipazione, attraverso i meccanismi dello statuto e del patto", aggiunge.

Anche perché, al momento, a fare il bello e il cattivo tempo restano in sostanza Firenze – che in base ai patti parasociali deve indicare anche la rosa dei nomi dalla quale scegliere l’Ad, e quindi di fatto ha potere di veto, e Prato. "Dobbiamo dar vita il prima possibile alla holding che garantisca alla parte pubblica il 51% – continua Tomasi –. Infine per migliorare i servizi, abbattere i costi, fare gli investimenti – dobbiamo tornare a parlare di piano industriale, dove si prevedono gli investimenti e si individuano le risorse. Un piano non ostaggio di scelte personali o di partito ma realmente condiviso tra i territori". Da Tomasi nessuna preclusione: "Sistema bancario? Quotazione in borsa? Di questo dobbiamo discutere e su questo i territori sono chiamati a decidere autonomamente. La Multiutility non deve appartenere ad un partito e ad un unico territorio". Sediamoci al tavolo ma che non sia il Pd a comandare e nemmeno solo l’asse Firenze-Prato.

La partita è appena agli inizi.

Erika Pontini