Tensioni sindacali nei tre stabilimenti, uno a Barberino Val d’Elsa e uno a San Casciano, che fanno capo al gruppo Lippert Components Italia, e in quello di Rignano dove ha sede Ciesse, controllata al 100% dal gruppo. La vicenda riguarda 14 dipendenti, tra San Casciano e Rignano, "cui non sarà rinnovato il contratto", spiega Antonio Puoti della Fiom Cgil. "C’è chi si approfitta dell’emergenza sanitaria e scarica sui lavoratori il costo della crisi" prosegue. "Con l’azienda non è stato possibile dialogare. L’unico impegno è l’anticipo della cassa integrazione ma senza nessuna integrazione. Ha anche rifiutato di riconoscere la maturazione dei ratei, con la conseguenza che i lavoratori perdono parte importante del reddito". Per Puoti, e per Andrea Vignozzi della Fiom che segue Ciesse, "è inaccettabile che in aziende che nell’ultimo periodo hanno sempre lavorato senza problemi economici, non si vada incontro ai lavoratori. La direzione non può lasciare che la crisi causata dal coronavirus sia pagata solo dai lavoratori per poi magari, alla riapertura, chiedere di recuperare la produzione persa con straordinari o altri sacrifici". Le due realtà aziendali contano circa 200 dipendenti, un centinaio per Lippert Components tra Barberino e San Casciano, e pochi di più Ciesse a Rignano. Fiom Cgil spiega che "Lippert non si è dichiarata disponibile a trattare e ci ha comunicato unilateralmente l’intenzione di non rinnovarli, senza fornire alcuna garanzia a questi lavoratori". Lippert, fornitore di componenti per la nautica e il caravanning, ha 500 dipendenti nei 5 stabilimenti italiani e 11mila nel mondo.
CronacaCassa integrazione per coronavirus