BARBARA BERTI
Cronaca

Cazzullo strega dall’Arengario: "Firenze è patria morale d’Italia. E non può celebrare Gentile"

Il giornalista e scrittore incanta la folla: "La vostra arte ci parla, qui si combatte fino alla morte". E i fiorentini lo ’accerchiano’: autografi, selfie e strette di mano. "Atmosfera magica".

Lo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo a Firenze per la cerimonia del 25 Aprile

Lo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo a Firenze per la cerimonia del 25 Aprile

Travolto dalla folla, come una star. Autografi, selfie e strette di mano con grandi e piccini. Il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo celebra il 25 Aprile sull’Arengario di Palazzo Vecchio. "Una bellissima atmosfera" sottolinea più volte Cazzullo che in questi giorni è impegnato anche con le riprese di una nuova puntata fiorentina di ’Una giornata particolare’.

"Buon 25 Aprile a tutte e a tutti. Ringrazio la sindaca per questo invito. È un onore essere qui, oggi a Firenze. È particolarmente significativo celebrare qui gli ottant’anni della Liberazione" dice in apertura del suo discorso. "Firenze è la patria morale degli italiani, perché l’Italia non è nata dalla diplomazia o dalla politica, è nata dall’arte, dalla bellezza e dalla cultura. Quindi è nata a Firenze con Dante, Giotto e il Rinascimento. E anche chi, come me, non ha l’onore di essere fiorentino, qui si sente a casa" continua lo scrittore tra gli applausi scroscianti del pubblico.

"Consideriamo dove siamo. ‘Giuditta e Oloferne’ di Donatello: una donna, una vedova considerata all’epoca una figura fragile, che taglia la testa al più potente comandante militare del mondo, Oloferme; il Davide di Michelangelo: un pastorello che uccide un gigante, Golia; il ‘Perseo’ di Benvenuto Cellini: un uomo che uccide un mostro, Medusa, che Dante aveva messo a sorvegliare l’inferno" prosegue Cazzullo. "Siamo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. È un momento particolare della storia. Nascono i grandi stati nazionali e Firenze resta relativamente piccola. Ma queste statue, posizionate qui davanti al Comune, hanno un chiaro significato politico: noi potremmo restare anche piccoli ma combatteremo fino alla morte per la nostra libertà e la nostra indipendenza. E questo è sempre stato vero, dall’assedio di Carlo V fino all’11 agosto 1944 quando Firenze fu la prima grande città europea a liberarsi da sé dai nazisti" ricorda. "Ed è bello che Firenze, che già era libera il 25 aprile di 80 anni fa, rievochi il 25 Aprile. È molto significativo che a farlo siano esponenti di tutte le parti politiche, anche in questo Firenze dà una lezione al resto d’Italia" continua.

Nel suo intervento, il giornalista rende omaggio ai partigiani. "Le voci dei partigiani si stanno spegnendo a una a una: la loro memoria è affidata a noi, dobbiamo tramandarla ai nostri figli, ai nostri nipoti" dice elencando le tante figure-simbolo della Resistenza. "Non possiamo non ricordare la figura del cardinale Elia Dalla Costa che, avendo bisogno di qualcuno che pedalasse veloce per portare le carte d’identità false agli ebrei nascosti nel convento di clausura di Assisi, mandò a chiamare Gino Bartali" racconta.

Infine, Cazzullo invita a riscoprire lo "spirito plurale della Resistenza" pensando, però, che "la memoria condivisa non esiste: ognuno ha la sua e non può cambiarla. La memoria di chi ha portato gli ebrei italiani a Auschwitz non può essere la stessa memoria di chi si è battuto contro quelli che portavano gli ebrei italiani a Auschwitz". Per Cazzullo "si può arrivare a una conclusione comune: giusto combattere i nazifascisti, sbagliato schierarsi al fianco dei nazifascisti. Dobbiamo rispettare tutti i morti, ma non possiamo celebrare l’intellettuale del regime rimasto fedele a Salò fino agli ultimi giorni criminosi. Firenze, città medaglia d’oro della Resistenza, non può celebrare Giovanni Gentile" conclude tra gli applausi della piazza.