Cccp, dopo la reunion via al tour: "Come se non ci fossimo mai lasciati"

A quarant’anni dal primo Lp, una delle band del punk rock più amate suonerà venerdì al Barton Park di Perugia

Cccp, dopo la reunion via al tour: "Come se non ci fossimo mai lasciati"

Cccp, dopo la reunion via al tour: "Come se non ci fossimo mai lasciati"

"Siamo i CCCP. E qualche sorpresa vi tocca", premette Giovanni Lindo Ferretti parlando dello spettacolo che sbarca venerdì, il cammino nella mitologia postmoderna di “Tu menti” e “Spara Jurij” al Barton Park di Perugia, nell’ambito di Moon in June, con replica il 26 luglio al Parco Mediceo di Pratolino di Firenze, sotto l’egida del Musart Festival. "Caduto il muro di Berlino, i CCCP si sono sciolti per mancanza d’aria", ammette l’ideologo della band parlando della reunion con Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur propiziata lo scorso autunno dalla mostra “Felicitazioni! CCCP - Fedeli alla linea 1984-2024” allestita a Reggio Emilia per celebrare i quarant’anni del primo ep “Ortodossia”. L’evento che, assicurano, ha risvegliato la loro "cellula dormiente". Tutto sulla scia del “Gran Gala Punkettone di parole e immagini” tenuto al Teatro Romolo Valli di Reggio in occasione della esposizione delle tre date sold out all’Astra Kulturhaus di Berlino dell’evento live “CCCP in DDDR”.

Ferretti, il riavvicinamento com’è iniziato?

Ferretti: "A legarci è stata una dimensione dell’anima e una disciplina della carne. La seconda s’è realizzata attorno ad un tavolo, dov’è stato come che ci fossimo lasciati la sera prima, stessa complicità, stesso affetto indefinibile".

Pranzo propiziato da cosa?

Ferretti: "Quando Annarella mi ha parlato di giovani registi che chiedevano d’intervistarci per un film (“Kissing Gorbaciov“, documentario sui concerti di alcuni gruppi italiani organizzati nel 1989 dal Comune di Melpignano in Unione Sovietica - ndr) lì per lì le ho risposto di no, perchè il mondo d’oggi va da un’altra parte. Poi ci ho ripensato, chiedendo di vederci lì a Cerreto, dove i CCCP s’erano trovati l’ultima volta, per scattare una ‘foto di gruppo’ quattro decenni dopo".

E cos’è successo?

Ferretti: "Nella stalla è stato montato uno schermo e quando ho rivisto noi quattro eseguire ‘Emilia paranoica’ sono rimasto folgorato".

Una storia finita troppo presto?

Zamboni: "No, non credo. Ci siamo sciolti nel momento in cui è crollato il mondo che avevamo pensato, vissuto e raccontato. Avevamo suonato a Mosca e a Leningrado, quindi raggiunto tutti i nostri obiettivi. Quelli raccontati pure dalla mostra con nastri, testi, e il provino di una canzone ‘Onde’ che al momento del rinvenimento non capivamo perché non l’avessimo mai incisa. Un gioiello di famiglia nascosto".

Com’è stato il primo impatto?

Ferretti: "Siamo gli stessi, seppur invecchiati. In tempi di individualismo sfrenato, se i CCCP esistono io ne sono parte, cantore più che cantante, mosso dal desiderio di fare un passo indietro perché nasca una forza collettiva molto più grande delle individualità".

Attorno, però, tutto è cambiato.

Ferretti: "Sono spudoratamente anticomunista come sono stato spudoratamente comunista. C’è voluto il Papa per sentire dire che il comunismo è stato un male necessario. Oggi canto solo canzoni di cui posso parlare col mio confessore".

Non è che si stava meglio prima?

Zamboni: "A volte viene da pensarlo, anche se non credo che sia così. Dopo la caduta dello stato sociale e del neofeudalesimo, questi sono l’unico mondo e l’unica vita che abbiamo. Possiamo permetterci di non passarla nel terrore e dobbiamo farlo".

Andrea Spinelli