STEFANO BROGIONI
Cronaca

I guai di Cecchi Gori: il quadro conteso tra Vittorio e Rita Rusic ora è dell’avvocato

Il braccio di ferro su un dipinto di Basquiat da sei milioni di euro. La sentenza svela: "Il produttore pagò con la tela le parcelle del suo legale"

Quadro conteso in casa Cecchi Gori. Ora è del legale

Firenze, 9 febbraio 2024 – Tra moglie e marito la spunta l’avvocato. Lei è Rita Rusic, attrice, lui è Vittorio Cecchi Gori. In mezzo a loro, fra tutte le beghe di un matrimonio che andava a rotoli, anche un quadro: una tela, opera dell’americano Jean-Michel Basquiat, del valore di sei milioni di euro che i due ex coniugi si sono contesi a lungo, a suon di denunce e controdenunce.

Alla fine aveva avuto la meglio la Rusic, perché l’ultimo giudice - chiamato a decidere in merito a una presunta appropriazione indebita da parte dell’attrice sollevata dal produttore cinematografica ed ex proprietario della Fiorentina di Batistuta, Toldo e Rui Costa - decise che per il "fatto fra coniugi" non c’era reato.

Un’ulteriore azione promossa in California da Cecchi Gori (che aveva trasferito la titolarità del Basquiat a una società americana) aveva avuto sempre un esito favorevole all’attrice.

Ma ora, una sentenza del tribunale civile di Roma ribalta tutto: il quadro “Wine of Babylon“ di Basquiat non è di Vittorio, né della ex moglie.

Ma dell’avvocato Giovanni Nappi, legale di Cecchi Gori che da questi ricevette la tela come forma di pagamento dei propri compensi professionali per circa dieci anni di assistenza legale.

La storia del quadro la ricostruisce Maria Beatrice Bruni, legale del collega Nappi nel processo civile incardinatosi a Roma.

"Nel 2010 l’opera - spiega Bruni ad alcuni quotidiani - fu ceduta, a titolo di compensi professionali, da Cecchi Gori all’avvocato, (suo legale dal 2008 al 2018), ma non venne mai consegnata perché nelle more trafugata. Dopodichè, Cecchi Gori fu costretto a denunciare la ex moglie Rusic, per appropriazione indebita. La donna fu assolta perché il fatto tra coniugi non era ritenuto reato".

Sulla controversia, afferma ancora l’avvocato Bruni, "sono conseguite diverse battaglie legali, tutte narrate nel corso degli anni con fake news da chi aveva intenzionalmente necessità di non far trapelare mai la verità.

Fino a quando, nel 2018 Cecchi Gori, conclusosi in malo modo il rapporto professionale con il suo legale, ha convenuto in giudizio quest’ultimo per tentare di far annullare l’atto pubblico di cessione dell’opera, asserendo di essere stato raggirato ma in realtà l’unico motivo era di sottrarsi al pagamento di quanto dovuto e poter ‘legittimare’ semmai l’attuale detentore dell’opera per ovvi motivi economici".

A questo punto, però, resta da ritrovare il prezioso quadro. Già ai tempi del braccio di ferro fra la Rusic e Cecchi Gori, non era chiaro dove l’opera si trovasse, forse stragicamente “nascosto“.

Il Basquiat conteso era stato comprato da Cecchi Gori il 5 giugno del 1998 dalla "Tony Shafran Gallery di New York, per 330 mila dollari. L’ex patron viola lo donò poi alla moglie in occasione del loro anniversario di nozze. 

Fino al 2006, la tela aveva impreziosito i saloni dell’appartamento della coppia nel quartiere Prati. E ora, chissà.

ste.bro.