CHIARA CASELLI
Cronaca

Cenerentola al Maggio Fiorentino: "Verso l’emancipazione e la libertà"

Teresa Iervolino nei panni della protagonista della messinscena firmata da Mau Lalli. Quattro le recite

Cenerentola al Maggio Fiorentino: "Verso l’emancipazione e la libertà"

’La Cenerentola’ di Gioachino Rossini apre la stagione del Maggio

Una volta c’era un re… ma anche un patrigno, due sorellastre e una sguattera bella e buona. ’La Cenerentola’ di Rossini apre la stagione operistica autunnale del Maggio Fiorentino e riporta sul palcoscenico la messinscena di Manu Lalli, ideata nel 2017 per il pubblico dei giovanissimi e subito ampliata per i ‘grandi’ nel 2018, a 150 anni dalla morte del compositore. Sul podio è il maestro Gianluca Capuano. Quattro le recite: 20, 22, 24, 27 settembre. Nel cast, Patrick Kabongo è il principe, Don Ramiro; William Hernandez è Dandini, il factotum; le due sorellastre, Clorinda e Tisbe, sono interpretate rispettivamente da Maria Laura Iacobellis e Aleksandra Meteleva; il mago Alidoro è Matteo D’Apolito. Marco Filippo Romano veste i panni di Don Magnifico mentre Cenerentola è Teresa Iervolino, una delle voci più acclamate e apprezzate del repertorio belcantista. "In teatro – ci racconta – si respira un’atmosfera carica di energia. È come se fossimo una grande famiglia, quindi spero che il pubblico possa percepirlo. Manu mi ha lasciato libera di disegnare la Cenerentola che ho sempre immaginato".

Ma questa Cenerentola è davvero, come nel sottotitolo, ’La bontà in trionfo’?

"Non direi. Si tratta di un personaggio dalle mille sfaccettature, molto diverso da quello della Disney che tutti conoscono. La bontà è un traguardo che lei raggiunge alla fine, quando perdona patrigno e sorellastre: il passo supremo e necessario per raggiungere l’emancipazione e la libertà. Se non perdoniamo chi ci ha fatto del male, lo scheletro resta nell’armadio; altrimenti se ne vola via e ci sentiamo liberi".

E Cenerentola ha davvero bisogno del principe azzurro?

"Alla fine dell’opera, prima che cali il sipario, Cenerentola resta sul palcoscenico da sola. Sorge il dubbio se si sia trattato di un sogno oppure di un percorso reale che l’ha portata a riconoscersi e ad arginare il male e la cattiveria. L’idea del principe piace alle donne ma dentro sappiamo di farcela anche da sole. Don Ramiro rappresenta piuttosto la scintilla dell’amore che genera la forza d’animo con cui Cenerentola si oppone al patrigno: l’istante in cui capiamo che non stiamo bene come siamo e che abbiamo bisogno d’altro".

E chi è Teresa Iervolino svestita dai panni di Cenerentola?

"Amo cercare dentro di me tutti i mezzi per esprimere ciò che la musica vuole comunicare, e il teatro è la scintilla che rivela la parte più profonda di me stessa. Ogni volta che vesto i panni di un personaggio, maschile o femminile che sia, mi ci identifico e ne cerco le sfaccettature. È quello che mostrerò nel concerto del 29 settembre prossimo, che prelude all’uscita del mio nuovo disco: ’Primo uomo, prima donna’. Nell’opera esistono ruoli maschili per tradizione interpretati da voci femminili, oppure eroine dal piglio virile come Giovanna d’Arco, una ragazza che ha dovuto indossare vestiti da uomo per cambiare il corso della storia. Vorrei dimostrare che i personaggi non sono legati a una sessualità dunque non siamo obbligati a vestire certi panni per esprimere qualcosa. Ho sempre trovato nella musica un antidoto contro insidie e condizionamenti che media e social ci impongono. Sono cresciuta a Napoli, ho studiato prima pianoforte, poi canto lirico. Mia nonna non era istruita ma cantava sempre, qualsiasi cosa facesse e questa è un’eredità che mi è rimasta nell’anima e nel sangue. È come un angelo che mi segue e mi guida. Tutti, del resto, abbiamo delle anime che ci proteggono".