Duccio Moschella
Cronaca

I primi cento anni della Madonnina del Grappa

L’Opera fondata da don Facibeni ricordata in un convegno con l’arcivescovo. Monsignor Gambelli: “Triste constatare che a fronte di grandi bisogni, aumentino le spese militari”

Giorgio La Pira con don Giulio Facibeni alla Madonnina del Grappa negli anni '50: l'allora sindaco e il fondatore dell'Opera sono stati proclamati entrambi Venerabili da papa Francesco

Giorgio La Pira con don Giulio Facibeni alla Madonnina del Grappa negli anni '50: l'allora sindaco e il fondatore dell'Opera sono stati proclamati entrambi Venerabili da papa Francesco

Firenze, 9 novembre 2024 –  “Abbiamo bisogno di riconoscere le radici buone della nostra cultura, del nostro tessuto sociale e della nostra esperienza cristiana per alimentare un surplus di creatività e di coraggio necessari per vivere il nostro tempo”. Lo ha detto monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, alla cerimonia di apertura per le celebrazioni del centenario dell'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa fondata nel 1924 da don Giulio Facibeni (1884-1958), tra le figure di rilievo del cattolicesimo del '900 per la sua innovativa e poi duratura azione di solidarietà. “Don Facibeni ci indica il cuore di quella trasformazione missionaria a cui papa Francesco chiama tutta la chiesa in tutte le sue comunità e strutture”:  ha proseguito Gambelli, ricordando la cittadinanza onoraria conferitagli nel 1951. “Nella persona ormai anziana di don Giulio – ha osservato l'arcivescovo – tutta la città, al netto delle profonde divisioni e delle ferite ancora vive del recente passato fascista, riconosceva qualcosa che le apparteneva in maniera autentica e profonda. I fiorentini avevano capito che anche grazie a don Facibeni la solidarietà concreta e senza calcolo diventava cultura di un'intera città”.

“È triste constatare come in praticamente tutti i Paesi del mondo - ha aggiunto monsignor Gambelli, guardando al difficile momento che stiamo vivendo - solo le spese per il riarmo crescono, a misura dei bisogni imposti dalla incapacità dei governi e della comunità internazionale di risolvere pacificamente, cioè nel rispetto del diritto internazionale e umanitario, le questioni internazionali e dagli interessi economici sottesi all'industria bellica”. Questo “è tanto più triste quanto maggiori sono i bisogni essenziali per assicurare il diritto ad una vita dignitosa che vengono trascurati”: ha osservato Gambelli facendo il paragone con Giorgio La Pira, il Sindaco Santo di Firenze, proclamato Venerabile da papa Francesco come don Facibeni.

La Pira “dette prova di grande creatività, coraggio e capacità di lotta nel proporzionare le risorse ai bisogni di alloggi, lavoro, scuole, mense così urgenti al suo tempo”. Per esempio, ha concluso l'arcivescovo, “è chiarissima la consapevolezza che per fronteggiare una possibile nuova pandemia, oltre che per salvaguardare il diritto umano alla salute, sarebbe necessaria la costruzione di una rete di servizi sanitari efficienti e accessibili a tutti gli uomini e le donne della Terra, il cui costo sarebbe nettamente inferiore a quello del riarmo”.

La Madonnina del Grappa dal 1924 ha accolto oltre ventimila persone in condizioni di fragilità. Oggi l’Opera ha fra le sue attività case-famiglia per ragazzi in difficoltà; case di riposo per anziani; case di accoglienza per ex detenuti; case di accoglienza per migranti; case vacanze per anziani e bambini; scuola di formazione e lavoro per giovani Neet; un centro sportivo; una missione in Brasile e una in Albania. In questa fase gravitano attorno alla Madonnina oltre 1.000 persone. “Don Giulio Facibeni – ha sottolineato nel suo intervento la sindaca di Firenze, Sara Funaro – veniva chiamato il prete dei poveri, degli umili, degli oppressi: lo chiamavano il padre, anche se lui amava definirsi di più il povero facchino della Provvidenza divina, e aveva una aderenza ai bisogni dei cittadini più fragili che raramente si è visto”.

L'Opera, ha ricordato il presidente della Madonnina del Grappa, don Vincenzo Russo, “si sta occupando molto del mondo del lavoro, che oggi è una piaga di questa nostra società: senza il lavoro si vive male, molta gente, molte famiglie sono colpite dal disagio che si trovano a vivere di fronte alla chiusura delle fabbriche. L'altro argomento è quello del carcere, che vive in uno stato di grande abbandono e dimenticanza proprio da parte delle istituzioni: oggi il carcere rappresenta invece un tema importante, perché dentro ci sono le persone”. Don Vincenzo ha spiegato che “oggi ci stiamo domandando quali siano le nuove situazioni emergenti dal punto di vista della povertà. Una sotto gli occhi di tutti è quella del mondo giovanile”.

Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha parlato di come la Madonnina del Grappa sia stata fondamentale per la trasformazione sociale del quartiere di Rifredi, periferia industriale a nord di Firenze: “Senza don Facibeni sarebbe una distesa di case frutto della speculazione e del boom edilizio degli anni '60”, ha detto Giani mentre invece “oggi ci sono il campo di calcio, i laboratori, il teatro, che sono un polmone verde e di socialità”.

Domani mattina, alle 11,30, la cerimonia conclusiva con la solenne concelebrazione, presieduta dall’arcivescovo Gambelli, nella basilica della Santissima Annunziata.