PAOLA FICHERA
Cronaca

"Affitti alti, uno su tre chiuderà"

L’allarme dei sindacati. Grandi (Sunia): "Non solo in centro". Bianchi (Cgil): "Posti di lavoro a rischio"

Protesta del mondo del commercio a Firenze (foto di archivio)

Protesta del mondo del commercio a Firenze (foto di archivio)

Firenze, 21 marzo 2021 - L’emergenza economica batte duramente e in centro sono molti i negozi costretti a chiudere definitivamente i battenti perché non riescono a pagare l’affitto. Nei giorni scorsi è arrivata la resa del marchio americano Fossil, in piazza della Signoria e poco prima ad arrendersi era stato il negozio di calzature Moreschi in via Calimala. E sono solo due esempi. La situazione non può che peggiorare.

"Altre realtà si vedono meno – spiega il segretario generale della Filcams Cgil, Massimiliano Bianchi – ma le aziende che non riescono a pagare l’affitto sono tante e la situazione in centro era già critica prima del Covid. Poi c’è il settore alberghiero che sta anche peggio. Il problema è che i proprietari dei fondi non accettano alcuna riduzione, nemmeno di fronte all’evidenza della crisi".

Che la situazione sia grave lo sa bene anche Palazzo Vecchio che da un anno a questa parte ha cercato di lavorare sul livello locale. "Abbiamo messo in piedi un protocollo con la Prefettura e una camera di conciliazione con la Camera di Commercio – spiega l’assessore al bilancio Federico Gianassi – abbiamo introdotto la riduzione dell’addizionale Imu per i proprietari che accettano di ridurre l’affitto del 30 per cento per sei mesi, ma le adesioni sono state poche". Solo poco più di 50 le conciliazioni, una goccia in un mare. "Ora il sindaco sta lavorando – insiste Gianassi – su una norma nazionale che intervenga sul codice civile. C’è già un disegno di legge in Parlamento per ridurregli affitti in stato di emergenza". Per ora solo qualche giudice ha riconosciuto la causa di forza maggiore a chi non paga, con qualche sentenza favorevole".

Ma Bianchi batte i piedi più forte: "La proposta è forte, ma il presidente di Federalberghi, Bocca, l’ha già lanciata: togliere la destinazione d’uso ricettiva o commerciale a quei fondi i cui proprietari si siano rifiutati di applicare riduzioni in questo stato di emergenza". L’obiettivo anche per Bianchi è uno solo: ridisegnare una città più vivibile per i residenti e salvare posti di lavoro senza lasciare tutto in mano al libero mercato. "Anche perché – aggiunge – abbiamo già le prove della presenza in città di capitali esteri proventi di evasione fiscale e riciclaggio".

Non è migliore l’orizzonte dal punto di vista del Sunia. "Il problema degli affitti è più grave in centro – spiega la segretaria generale Laura Grandi – ma è molto presente anche in periferia, vale in San Jacopino, in piazza Dalmazia, a Porta al Prato come in piazza Leopoldo e colpisce ferramenta, parrucchieri e piccoli artigiani indistintamente. I proprietari sono sordi alle richieste di aiuto dei commercianti. Assistiamo a uno stillicidio di chiusure e sono tanti i fondi vuoti. Il 30 per cento delle attività più piccole non riusicràa ripartire". Perché i proprietari preferiscono non concedere riduzioni? "Abbiamo il sospetto che in campo ci siano grossi fondi immobiliari che stanno acquistando il possibile. E i loro investimenti sono a lungo termine. Possono aspettare momenti migliori".