ROSSELLA CONTE
Cronaca

C’era una volta il vero San Lorenzo "Il racconto di noi barrocciai"

Nel libro di Roberto Menichetti le storie degli ambulanti e del quartiere. Da Vittorio il calzolaio alla bella Beatrice: i ricordi di 35 anni di fiorentinità .

C’era una volta il vero San Lorenzo "Il racconto di noi barrocciai"

di Rossella Conte

Un tempo nel quartiere di San Lorenzo c’era Vittorio che ha messo le scarpe a generazioni di fiorentini. E c’era il Poli che vendeva dischi e si divertiva a canzonare i passanti. Ma c’era anche la Maruska che aveva un banco di intimo. San Lorenzo un tempo era un quartiere vivo e popolare, l’emblema di una Firenze che oggi non c’è più. "Non conosco molti luoghi al mondo dove si fa un mercato con le stesse bancarelle, nello stesso posto. Per 35 anni ho lavorato nel mercato di San Lorenzo, tutte le sere quando la luce del tramonto colora di rosa la città e la mattina presto prima dell’alba. Era come entrare in una dimensione parallela" racconta Roberto Menichetti, lo storico barrocciaio del rione che venerdì 24 febbraio (ore 17) all’Istituto Lorenzo De Medici presenterà il suo libro "Storie di barrocciai". Per 35 anni Menichetti si è occupato di trasportare i carretti degli ambulanti dai magazzini alle viuzze sede del mercato quotidiano.

"Ho smesso di lavorare a malincuore, era un mestiere di fatica e il corpo non resiste all’infinito, anche per gli orari impossibili – racconta -. Tornare a casa alle 22 o alle 22.30 ma anche alle 23 iniziava a crearmi dei problemi. Ma quando ho deciso di smettere ed è venuta a mancare questa quotidianità mi si è creato un vuoto. Mi mancavano le atmosfere e i personaggi sembravano protagonisti di un libro di Jorge Amado o di Vasco Pratolini. Le storie, invece di leggerle, le vivevo con le persone. Da qui la necessità di ricomporre un mosaico sociale che non sarà mai completo perché è in via di trasformazione giorno dopo giorno". Sfogliando il libro, i riferimenti a personaggi e botteghe che vivono ancora oggi sono tanti. E così che scopriamo che Beatrice Trambusti, la storica lampredottara di via dell’Ariento è sempre stata la bella del quartiere. "Mi dicevano che me la tiravo, in realtà ero timida - sorride -. In quegli anni San Lorenzo era tutta un’altra storia, oggi è un dormitorio".

Un passaggio è dedicato anche all’avvento del banco elettrico, accolto con diffidenza dai barrocciai. "Sembrava un po’ la fine del nostro lavoro, in realtà non è mai riuscito a sostituirsi al lavoro umano. Erano troppo rumorosi e le strade sconnesse, sembrava quasi un trattore. Una volta un residente che non ne poteva più ci ha minacciati con la pistola" sorride. E’ c’erano Massimo e Guido che oggi fanno i fotografi. "Eravamo tutti studenti a portare i carretti, era stato un professore d’inglese, un tipo divertentissimo, a portarci lì con lui. Per noi era un modo per guadagnare due lire" sottolinea Menichetti. E Roberto Calamai che incontriamo con il libro in mano al suo banco: "Quando ho cominciato nel 1997 era un mercato pieno di fiorentini che qui potevano comprare il meglio del made in Florence".